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Covid 19

L’epidemiologa Salmaso spiega perché immunità di gregge è un falso traguardo (che non raggiungeremo)

Stefania Salmaso, membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, a Fanpage.it sull’impatto dei vaccini sulla riduzione delle infezioni e dei decessi da Covid: “L’informazione sicuramente più interessante riguarda l’efficacia a livello nazionale già dopo la prima dose di vaccino, aumentata fino ad un massimo di 35/40 giorni dopo i quali si fa la seconda. Tuttavia, non raggiungeremo al momento l’immunità di gregge: ecco perché”.
A cura di Ida Artiaco
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I vaccini contro il Covid funzionano. Lo ha confermato un recente studio realizzato dall'Istituto superiore di Sanità, prendendo in considerazione i dati elaborati dal 27 dicembre 2020 al 3 maggio 2021, secondo cui a 35 giorni dalla somministrazione della prima dose si osserva una riduzione dell’80% delle infezioni, del 90% dei ricoveri e del 95% dei decessi; questi effetti sono simili sia negli uomini che nelle donne e in persone di diverse fasce di età. Tuttavia, nonostante ciò, difficilmente si raggiungerà l'immunità di gregge. Il motivo lo ha spiegato a Fanpage.it Stefania Salmaso, membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che ha commentato con noi i risultati della ricerca.

Dottoressa Salmaso, quale è la novità più importante che emerge dal report Iss?

"L'informazione sicuramente più interessante riguarda l'efficacia a livello nazionale già dopo la prima dose di vaccino, aumentata fino ad un massimo di 35/40 giorni dopo i quali si fa la seconda. Il report, per altro, non fa differenze sulla tipologia di vaccino, ma ciò che conta è che l'effetto si mantiene costante entro i primi quaranta giorni dall'iniezione".

Abbiamo anche capito che i vaccini non solo riducono i ricoveri ma anche le nuove infezioni…

"Il dato del report dell'Iss deriva dall'incrocio della base di dati dei vaccinati e della base dei dati di sorveglianza dove vengono registrati tutti i casi di infezione Covid che sono stati notificati in quanto tali, ovviamente a prescindere dalla gravità della manifestazione della malattia. In realtà con questo sistema non siamo in grado di andare a vedere quante infezioni asintomatiche non sono state rilevate, perché ciò si vede solo nelle popolazioni altamente vaccinate e sottoposte a screening periodici, come quella degli operatori sanitari, che nonostante siano stati vaccinati, continuano ad essere monitorati. In quel caso la vaccinazione si è dimostrata in grado di prevenire sicuramente anche le infezioni. Ma una cosa simile è stata analizzata anche negli over 80. Ci sono state diverse pubblicazioni che dicono questo".

Per esempio?

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"Ci sono alcuni dati della regione Lazio, in cui il focus è proprio sugli ultraottantenni. È stato utilizzato l'insieme dei dati degli assistiti e si è potuto verificare non solo quanti over 80 vaccinati con doppia dose hanno acquisito l'infezione ma si è potuto stimare anche il risparmio in relazione al numero di decessi e di giornate di ricovero dovute alla vaccinazione. La cosa interessante è che si è riusciti a dimostrare l'efficacia nella prevenzione dell'ospedalizzazione del 91% e dei decessi del 95% nell'arco di due mesi. In termini numerici, sono state risparmiate oltre 3400 giornate di ricovero in ospedale e 171 decessi, cifre notevoli. E questo solo in una regione. Pensate cosa accadrebbe a livello nazionale. Per questo è importante che si raggiungano elevate coperture di vaccinazione nei soggetti più vulnerabili. Ogni volta che si lascia indietro questa popolazione di fatto si rinuncia a prevenire casi severi e decessi.

Continuando di questo passo quando raggiungeremo l'immunità di gregge?

"L'immunità di gregge non si raggiungerà, in questo momento non è fattibile per come è disegnata la campagna vaccinale che va a fasce d'età. Questo perché l'immunità di gregge è legata al fatto che ci siano nella popolazione generale equamente distribuiti vaccinati che proteggono non vaccinati. Intere fasce della popolazione, tra cui bambini e giovani adulti, non sono e non saranno protette a breve. Quando cominceremo a pensare di vaccinare anche i più piccoli forse potremo ulteriormente ridurre la circolazione virale ma anche in questo caso non potremo mai parlare di immunità di gregge. C'è poi da dire che tutta la campagna di vaccinazione è stata improntata a proteggere prima i vulnerabili e quindi a ridurre la pericolosità delle infezioni, non la circolazione del virus. Questo va tenuto ben presente, anche perché nel momento in cui si passa a vaccinare persone molto giovani come i ragazzi allora anche il bilanciamento dei rischi benefici dell'offerta di vaccinazione va ricalibrato".

I Cdc americani nelle nuove linee guida hanno detto che i vaccinati possono anche non usare le mascherine. Succederà anche in Italia?

"I Centri per la prevenzione statunitensi hanno permesso molte più libertà ai soggetti vaccinati, un modo per incentivare la vaccinazione. Chi ha completato il ciclo vaccinale ha in qualche modo delle agevolazioni per tornare alla vita normale, quindi ad esempio viene sospeso il divieto di entrare nei locali chiusi e di usare la mascherina sia all'interno che all'esterno. Ma nel caso in cui un vaccinato manifesti dei sintomi è il caso che recuperi l'uso della mascherina, o anche nel caso in cui si avvicini a persone vulnerabili non ancora protette. Durante l'estate ci sarà maggiore rilassatezza. Ma dovremo pensare ancora alla parte di popolazione molto giovane come ad una fascia in cui ci sarà la circolazione virale. Tuttavia, anche se l'infezione continuerà a girare, si potrà accettare il famoso rischio ragionato se gli altri, cioè i più fragili, sono protetti".

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