L’epidemiologa Salmaso: “Gli effetti vaccino richiedono tempo, fino a primavera non cambierà nulla”
La curva epidemiologica in Italia sta lentamente rallentando, ma i decessi continuano a essere alti e bisogna fare il possibile per ridurre ulteriormente l'incidenza di nuovi casi perché se dopo le feste di Natale il virus tornerà a circolare in maniera consistente si potrebbe mettere a rischio anche la campagna vaccinale. Ne è convinta Stefania Salmaso, epidemiologa delle malattie infettive che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Istituto superiore di sanità (Iss) e che ha fatto il punto dell'emergenza Covid-19 nel nostro Paese alla vigilia delle vacanze natalizie, con tutti i rischi che queste comportano, e in vista dell'inizio dei vaccini.
Dott.ssa Salmaso, che situazione c'è in Italia al momento dal punto di vista epidemiologico?
Dobbiamo prima di tutto prendere coscienza del fatto che se c'è stato un rallentamento della crescita della pandemia nelle ultime settimane dopo una fase di crescita esponenziale, verificatasi a ottobre, è stato solo grazie agli interventi di distanziamento e in qualche modo di riduzione della mobilità delle persone. Questo è l'unico tasto su cui possiamo battere per riuscire a rallentare la circolazione virale. È evidente che nelle Regioni che passano via via dalla zona rossa a quella arancione e gialla non è che ci sia stato uno scampato pericolo ma sono state adottate misure precauzionali ed è anche chiaro che tornando ad aumentare il contatto tra le singole persone aumenta la possibilità di infezione. Il Covid non è come l'influenza che ha una modalità di trasmissione abbastanza lineare. Abbiamo capito che questo virus va a salti e soprattutto trova occasioni per contagiare più persone nello stesso momento. In letteratura ci sono tantissime esperienze di questo genere. Quindi bisogna assolutamente evitare l'aggregazione di più persone insieme.
Quale consiglio può darci in vista delle feste di Natale?
Non dico che bisogna mettersi su una montagna da soli e isolati, ma in qualche modo bisogna avere la cautela di selezionare molto le persone con cui veniamo in contatto, mantenendo le misure di base che tutti conosciamo, quindi non stare in ambienti chiusi e poco arieggiati, non indossare la mascherina e non avere distanza di sicurezza. Sappiamo benissimo che queste misure sono difficili da mantenere soprattutto a casa e 24 ore al giorno. Per questo dobbiamo cercare di incontrare un numero ridotto di persone che possibilmente a loro volta incontrano solo noi. Stesso discorso per gli anziani: non devono rimanere da soli se ogni persona ha un'altra persona da incontrare che a sua volta non ha molti contatti. Il virus riesce a diffondersi passando da un soggetto all'altro e trova occasioni particolari, come incontri di famiglia, matrimoni o meeting di lavoro. Bisogna proteggersi vivendo all'interno di una cerchia di contatti molto ristretti. È l'unica raccomandazione, al momento non abbiamo altri strumenti per fermare la circolazione virale.
Neanche il vaccino potrà farlo?
Il vaccino non servirà subito, quando arriverà avremo dosi scaglionate. All'inizio potremo vaccinare forse un milione di persone ma non ci sarà un appuntamento di massa per cui tutti i cittadini verranno immunizzati dall'oggi al domani. Intanto, il primo vaccino che avremo è stato studiato per essere somministrato in due dosi a distanza di circa 3 settimane l'una dall'altra e ci si aspetta che faccia effetto dopo un'ulteriore settimana. Inoltre, non abbiamo ancora ben chiaro se sia efficace solo a evitare i quadri clinici gravi oppure a interrompere la circolazione. Se nella migliore delle ipotesi riuscisse ad evitare di infettare anche in quel caso la quantità di persone vaccinate che possono interrompere la circolazione del virus dipenderà da quanto il virus stesso circola, da quanto noi lo terremo basso. Quindi il vaccino andrà aiutato con comportamenti responsabili. Se invece il virus circola frequentemente sarà necessario vaccinare molte più persone prima di osservare qualsiasi tipo di effetto. Non abbiamo alcuna aspettativa che da qui alla primavera cambi qualcosa.
La curva scende, ma i decessi sono sempre molto alti…
È tragico. Noi all'interno dell'Associazione italiana di Edpidemiologia abbiamo chiesto alle Regioni di darci i dati sull'incidenza dei nuovi casi osservati disaggregati per fasce d'età. Anche se la curva epidemica generale dei casi decresce, nella fascia d'età più anziana, quella cioè degli ultraottantacinquenni, è salita enormemente e più tardi rispetto agli altri. I vari gruppi d'età in una popolazione sono come dei vasi comunicanti: l'infezione all'inizio è circolata molto nei giovani adulti, dai 14 ai 24 anni. Solo dopo l'infezione è in qualche modo potuta penetrare in fasce d'età limite con incidenza enorme settimane dopo. Il che è predittivo ovviamente di un elevato numero di decessi, per cui seppure la curva epidemica ha cominciato leggermente a decrescere, la mortalità lo farà con molto ritardo.
Tra le regioni con più casi e decessi c'è il Veneto. Cosa non ha funzionato?
Le misure stringenti hanno avuto impatto sui giovani, perché hanno ridotto la mobilità nelle Regioni. Quindi in qualche modo questi provvedimenti hanno fatto sì che calassero i contagi nella fascia giovanile. In alcune regioni è visibile molto l'effetto del Dpmc del 3 novembre, in altre meno. Attualmente il Veneto recentemente sta registrando un numero notevole di casi, anche tra gli anziani. Non sappiamo perché ciò sia avvenuto, ci sono troppi fattori da analizzare, ma sicuramente è un territorio che desta preoccupazione perché se il numero dei casi continua a essere elevato lo saranno anche i decessi.
Si può parlare di una terza ondata certa all'inizio del 2021?
In realtà non siamo ancora usciti dalla seconda. Abbiamo capito che nel momento in cui ci rilassiamo si ridà ossigeno alla circolazione virale ed è chiaro che la seconda ondata non è ancora esaurita e la curva potrebbe risalire. Sarebbe la cosa peggiore trovarsi con un nuovo incremento dei casi e un avvio di campagna di vaccinazione, si tratterebbe di situazione molto difficile. Abbiamo vissuto di rendita del lockdown durissimo di due mesi in primavera, che nessuno vuole rifare, ma è stato il momento in cui siamo quasi riusciti a estinguere la circolazione virale che comunque poi è tornata con una certa intensità dopo l'estate, che è il momento in cui ci sono stati nuovi contatti. Ce lo potevamo aspettare. Ora le misure adottate hanno fatto sì che la circolazione si interrompesse di nuovo soprattutto nelle fasce giovanili ma siccome molti degli attuali contagi avvengono a livello familiare non riusciamo molto ad abbassare la curva.