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Leonardo, suicida a 15 anni. Nelle chat l’esasperazione verso i bulli: “Li vorrei ammazzare”

L’avvocato della famiglia di Leonardo, 15enne suicida a Senigallia, denuncia l’istigazione al suicidio e svela le chat del giovane. Il ragazzo era vittima di bullismo e viveva in forte angoscia.
A cura di Davide Falcioni
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"Ci sono molte frasi che confermano l’istigazione al suicidio di Leonardo, la famiglia lo aveva già denunciato". Con queste parole l’avvocato Pia Perricci, legale dei genitori di Leonardo, il 15enne trovato morto suicida il 15 ottobre scorso a Montignano (Ancona), ha ribadito la convinzione della famiglia: il giovane sarebbe stato vittima di bullismo a scuola.

Il ragazzo frequentava l’istituto alberghiero Panzini e, secondo i genitori, era esasperato dalla situazione che viveva in classe. La disperazione lo avrebbe spinto a compiere il gesto estremo, utilizzando la pistola d’ordinanza del padre, vigile urbano. Durante una conferenza stampa tenutasi ieri mattina nel suo studio di Pesaro, alla presenza dei genitori di Leonardo, l’avvocato Perricci ha illustrato i risultati della perizia tecnica effettuata su due cellulari e una PlayStation appartenenti al ragazzo.

Dall’analisi delle chat e dei messaggi – come rivela Il Resto del Carlino – emergono segnali inequivocabili dello stato di angoscia e esasperazione del giovane. "Non riesco a togliere il senso di angoscia", "Perché devono infastidire chi non fa nulla?", "Se non la smettono gli farò del male", "Li vorrei ammazzare", "È da troppi giorni che vivo con questa angoscia, io li ammazzerei di botte se fosse per me" sono alcune delle frasi emerse dalla perizia, che evidenziano il profondo disagio vissuto dal 15enne.

"Leonardo ha fatto a se stesso quello che voleva fare ai bulli che lo tormentavano, perché era un ragazzo estremamente educato", ha commentato l’avvocato Perricci. Dalle indagini sui dispositivi elettronici emergerebbe inoltre che il ragazzo era minacciato da quattro compagni di classe, due ragazzi e due ragazze, e temeva di subire violenze fisiche.

Il padre di Leonardo, Francesco, ha lanciato un appello: "La nostra è una condanna a vita. Chi sa parli". La madre, Viktorya, ha invece puntato il dito contro l’istituto scolastico: "In quella scuola i professori hanno visto, perché non hanno fatto nulla? Chi sta zitto è complice". Le indagini proseguono per chiarire eventuali responsabilità e accertare il ruolo dei compagni di classe nel dramma che ha sconvolto Senigallia.

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