Leo Ottoni, il pittore autistico che comunica con l’arte: “Il suo è un mondo di colori”
Frequenta gli scout, ha fatto il cammino di Santiago, partecipato agli Special Olympics e, a chi gli chiede qual è il suo animale preferito, non ha dubbi: “Il leone, è il più maestoso”. Insomma, Leonardo Ottoni, per tutti Leo, è un ragazzo come tanti altri. Anzi, non proprio. Leonardo è un artista. Ama la musica, il teatro, la scrittura, il disegno. Ma è la pittura la sua vera passione. Una passione che gli sta regalando tante soddisfazioni, fra esposizioni, mostre (l’ultima è nella sede della Regione Emilia-Romagna, fino al 3 maggio) e stampe. “È il suo modo di comunicare” spiega Katia Raspanti, la mamma di Leo, 21 anni di Castel San Pietro Terme, vicino Bologna.
Leonardo è un ragazzo autistico “con medio-alto funzionamento, quindi riesce a comunicare verbalmente” continua Katia, insegnante di sostegno. Quando Leo era ancora piccolo, proprio per la sua formazione, Katia è stata la prima a sospettare che il figlio fosse autistico. E una volta arrivata la diagnosi definitiva “tutti i suggerimenti che davo ai miei genitori per cercare di essere positivi, fare più esperienze possibili, ho cominciato a darli a me stessa”. “Non è facile” aggiunge invece Emanuele Ottoni, il papà di Leo, che comunque, fin da quando ha scoperto la pittura (“Merito anche di alcune ingegnanti” sottolinea Katia) ha trovato nei suoi genitori tutto il supporto di cui ha bisogno non solo quotidianamente (“È come se avremo sempre un bambino di 8 anni” dice ancora la madre), ma anche per questa nuova avventura. Un'avventura che lo sta portando pure nelle scuole con dei laboratori ("Ai bambini piacciono tantissimo i suoi quadri") e alla scoperta di nuove prospettive legate alle sue produzioni artistiche.
I quadri di Leo sono un tripudio di colori. Alla faccia di chi pensa che l’autismo sia un mondo grigio, sembra voler dire Katia. “Lui vive in un mondo con tanti colori –aggiunge- e in questo modo ci sta dicendo che è felice”. I soggetti preferiti sono gli animali, protagonisti talvolta di avventure inventate con papà Emanuele durante la colazione oppure prendendo da canzoni che vanno dalla lirica allo Zecchino d’oro.
“Pensare Leo artista è una cosa che sta maturando piano piano insieme a lui –conclude Katia-. Ma poi siamo diventati i suoi assistenti, segretari, facchini. E va bene così: ci sta dando tanta energia positiva e poi ci torna tanto calore dalle persone che guardando i quadri di Leo sorridono. Il suo messaggio arriva, arriva in modo potente”.