La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.
A volte, per accorgersi di un problema, basta ascoltare. Per un giornale come il nostro, mettersi all’ascolto vuol dire aprire la buca delle lettere e mettersi a scavare tra le centinaia di segnalazioni che riceviamo ogni giorno. Qualche settimana fa, ad esempio, ci siamo accorti che ci stavano arrivando tante lettere di persone con più di cinquant’anni che, una volta perso il lavoro, facevano enorme fatica a ritrovarlo.
Abbiamo chiamato qualcuno tra loro, scegliendo tra le storie, quelle più paradigmatiche. E abbiamo cominciato a pubblicarle. Apriti cielo. Nel giro di qualche giorno siamo stati letteralmente inondati dal racconto di storie analoghe, dai quattro angoli del Paese. Donne, uomini, di qualunque ceto sociale e in possesso di grande esperienza, tutti accomunati da un copione sinistramente simile: quello di aziende in crisi, spiazzate dalla globalizzazione, messe in ginocchio dalla pandemia, dalle guerre e dall’inflazione, che decidono di tagliare la forza lavoro. Quello di tante donne e tanti uomini che si ritrovano a spasso quando meno se lo sarebbero aspettati, e per i quali la disoccupazione diventa compagna di vita.
Intendiamoci: non è che uno dei tanti dei problemi del nostro mercato del lavoro. Accendere un faro sull'emergenza dei disoccupati over 50 non vuol dire spegnerlo sulla precarizzazione del mercato del lavoro per i più giovani, sulla sotto occupazione femminile, sui salari da fame, e sulle differenze salariali tra uomini e donne. Ma anche queste, come tante altre, sono storie che nel loro piccolo fanno venire i brividi. E che hanno radici lontane. Di aumento degli over cinquanta senza lavoro, a scorrere i report dell’Istat, si trovano tracce già da anni, così come dell'aumento della disoccupazione di lungo periodo per chi si trova a un passo dalla pensione. Non solo in Italia, peraltro: nel Regno Unito, ad esempio, è over 50 un disoccupato su quattro. Mentre in Italia, una persona su tre sopra i cinquant'anni – soprattutto donne – è inattiva. Non lavora, e non è nemmeno più intenzionata a cercare un lavoro. Anche perché talvolta è difficile anche solo che ci sia un mercato del lavoro, per gli over 50.
Se ne parla molto poco, ma è un problema che ha un impatto devastante sul futuro di queste persone, che non accumulano contributi in anni cruciali della loro carriera lavorativa e sono condannati, senza alcun preavviso, a una vecchiaia in povertà. Tanto più perché va di pari passo con l’aumento dell’età a cui si va in pensione e all’aspettativa di vita media. Ma anche sulla nostra società, che troppo spesso si regge ancora sulla disponibilità economica della generazione dei cosiddetti boomer.
È un problema che, peraltro, scoperchia in modo clamoroso le falle delle nostre politiche per il lavoro, che pure prevedono sgravi contribuitivi per chi assume over 50. Nelle quali, tuttavia, spicca l’assenza di una qualunque forma di formazione continua per chi rimane spiazzato dall’evoluzione delle tecnologie, ad esempio. Così come delle politiche attive degne di questo nome che che incrocino domanda e offerta di lavoro. Senza dimenticare che il governo ha deciso di rinunciare all’unico sussidio universale al reddito previsto, quel reddito di cittadinanza tanto bistrattato che per molte di queste persone rappresentava l’unica ancora di salvezza per evitare di perdere quel che avevano prima di essere licenziate, tanto o poco che fosse.
Di nostro, nel corso dei prossimi mesi, continueremo a dar voce a questa emergenza continua. L’invito, quindi, è di continuare a scriverci. Noi continueremo a pubblicare e a darvi voce. Nel frattempo, però, ci muoveremo anche affinché la politica comincia davvero ad ascoltare e si interroghi sul serio su cosa fare per combattere la disoccupazione di lunga durata degli over 50. Perché non si può più continuare che sia un problema che non esiste.