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Lele Macchi, ex terrorista nero, sta male e rischia di morire in carcere

Emanuele Macchi è un “pregiudicato, un evaso, un delinquente, un condannato, uno che non ha mai chiesto scusa alle autorità”. Così lo definisce la moglie in una accorata lettera che ha inviato a molti giornali per chiedere attenzione al caso di suo marito. Lui è uno che ha una storia sbagliata, scabrosa e orribile. Ma è molto ammalato e rischia di morire.
A cura di Gaia Bozza
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Emanuele (Lele) Macchi non è un detenuto come gli altri. E' un fascista, ex componente di spicco dei Nar. Considerato persona di fiducia di Pierluigi Concutelli, membro di Ordine Nuovo e condannato per l'omicidio di Vittorio Occorsio. E' stato arrestato più volte, sempre per reati gravi: ha scontato dapprima 16 anni di galera, tutti d'un fiato. Poi 15 anni dopo, nel 2014, è stato nuovamente arrestato e condannato per traffico internazionale di droga ed è indagato come organizzatore del sequestro finito con l'omicidio di Silvio Fanella, il "cassiere" di Gennaro Mokbel. E' evaso dai domiciliari durante quest'ultima detenzione, è stato arrestato nuovamente, questa volta in Francia e poi estradato in Italia. Deve scontare una pena di 10 anni e 6 mesi e si trova ristretto nel carcere di Marassi, a Genova.

Emanuele Macchi è un "pregiudicato, un evaso, un delinquente, un condannato, uno che non ha mai chiesto scusa alle autorità". Così lo definisce la moglie in una accorata lettera che ha inviato a molti giornali per chiedere attenzione al caso di suo marito. Lui è uno che ha una storia sbagliata, scabrosa e orribile. Ma è molto ammalato. Ha perso 25 chili, è ridotto sulla sedia a rotelle. Forse ha la sindrome di Tourette, una malattia demielinizzante che gli porta difficoltà a camminare, muoversi e deglutire, quindi è in costante pericolo di soffocamento. Non vede più da un occhio per una lesione al nervo ottico, pesa 50 chili scarsi per oltre un metro e settanta, ha una malattia psichiatrica in fase avanzata. Il perito incaricato dal magistrato di Sorveglianza di Genova lo ha scritto nero su bianco: non può stare in carcere, il suo stato di salute gravemente compromesso lo rende incompatibile. Da mercoledì Macchi è in ospedale per accertamenti grazie all'azione sui social di giornalisti sensibili al tema, come Ugo Maria Tassinari e Flavia Perina.  Domani la moglie, Marinella Rita, ha ottenuto il permesso di fargli finalmente visita ma per ora non sa nulla delle sue condizioni: "Sono preoccupata – racconta a Fanpage.it –  al telefono mi ha detto che non ce la fa più e che spera di raggiungere presto sua madre in cielo". Ora è in ospedale, ma poi tornerà in carcere. E questo anche se l'autorità giudiziaria che aveva disposto le perizie (tre, in totale) che lo giudicano incompatibile con la detenzione o comunque con una struttura afflittiva come il carcere, poi decide di continuare a tenerlo dietro le sbarre.

Perché Macchi non può stare in galera? Perché, se il carcere ha una funzione rieducativa, tenere dietro le sbarre una persona che sta molto male è inutile e si avvicina alla tortura. E un Paese che si dichiara democratico non può essere un aguzzino.

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