“Lei è a scuola, ma con me c’è un’altra amica”: imprenditori pagavano 500 euro per rapporti sessuali con minori

"Lei è a scuola, ma qui con me c’è un’altra mia amica". Questa è la risposta di una ragazza alla domanda di un imprenditore 50enne che cercava l'amica conosciuta online. "Un soggetto incline alla ricerca di rapporti sessuali con ragazze minorenni, senza alcun rispetto per la sfera sessuale altrui", lo ha descritto il gip di Torino, Antonio Serra Cassano. Con lui, nell'inchiesta sono indagate altre tre persone di età compresa tra i 30 e i 65 anni, accusate di aver avuto rapporti intimi a pagamento con almeno tre ragazze minorenni in alcuni uffici di Torino.
Tutto è iniziato all'interno di un’inchiesta per reati contro la pubblica amministrazione, quando dai racconti di un’imprenditore sono emersi i riferimenti a diversi incontri con alcune ragazze. Una di loro ha poi raccontato agli inquirenti di aver trovato il contatto rispondendo a un annuncio di lavoro come barista: "Pensavo che mi volesse offrire un lavoro, ma mi chiese un rapporto sessuale. Poi mi ha chiesto di portare altre amiche", ha messo a verbale la ragazza. "Quello stesso giorno siamo andati nel suo ufficio e ci siamo soltanto baciati. Mi ha dato 20 euro". Poi, quei venti euro sono aumentati sino ad arrivare, a seconda dei casi e delle ragazze, fino a 500 euro.
Gli agenti della Squadra mobile hanno quindi deciso di avviare un nuovo filone investigativo dedicato che li ha portati a scoprire un giro di appuntamenti intimi attraverso piattaforme di messaggistica. Nel concreto, le indagini della polizia, coordinate dai pm Giovanni Caspani e Davide Pretti, hanno portato all'identificazione di quattro persone, tutte accusate di aver avuto rapporti intimi a pagamento con almeno tre ragazze minorenni in alcuni uffici e abitazioni situate nel pieno centro di Torino.
Nonostante la Procura avesse chiesto la misura cautelare del carcere per l'imprenditore e gli arresti domiciliari per gli altri tre indagati, al primo è stato dato "soltanto" l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, per gli altri, invece, nessuna prescrizione, tra insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e del pericolo di reiterazione del reato. Questo perché — secondo la valutazione del gip — emergerebbero degli indagati a caccia di rapporti sessuali a pagamento, ma non inclini a ricercare ragazze minorenni. In merito, uno degli indagati ha raccontato di aver richiesto la visione del documento d’identità di una delle ragazze la quale glielo avrebbe inviato, ma con la data di nascita contraffatta.