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Lecce, sentenza storica: “i precari vanno pagati come i docenti di ruolo”

Il tribunale ha condannato il Ministero dell’Istruzione a restituire la differenza ai docenti che hanno la stessa anzianità di servizio dei colleghi a tempo indeterminato.
A cura di B. C.
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Il ministero dell’Istruzione è stato condannato dal Tribunale di Lecce per aver pagato meno i docenti precari rispetto a quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato, ma gli stessi anni di servizio. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del Tribunale di Lecce, Maria Grazia Corbascio, accogliendo il ricorso promosso da sei docenti della provincia di Lecce, rappresentate in giudizio dagli avvocati Nicola e Raimondo Manno, che seguono la vertenza di circa 150 insegnanti precari, e sostenute dalla Cgil.In altre parole il Miur dovrà risarcire gli insegnanti precarie con le differenze stipendiali maturate in ragione all’anzianità di servizio, e corrispondenti al trattamento economico spettante ad un docente con contratto a tempo indeterminato della stessa anzianità.
La Corte di Giustizia Europea si è già espressa in materia sentenziando la violazione del principio di parità dei lavoratori: l’abuso dei contratti a termine è illegittimo sia nel settore pubblico che in quello privato. Secondo i giudici UE, infatti, l’Italia non si è impegnata a dotarsi di una legislazione che proibisca il ricorso indiscriminato al tempo determinato nel settore pubblico, destinando di conseguenza trattamenti differenti ai lavoratori impiegati rispetto a quelli del privato: lo dimostrerebbe il fatto che in alcune regioni del nostro Paese è assunto, al massimo, da settembre a giugno fino al 60 per cento del personale amministrativo e dei professori.

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