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Lecce, pretende altro metadone, poi aggredisce medico e infermieri: 56enne arrestato

Nuova aggressione ai danni del personale sanitario in Puglia. Stavolta i fatti sono avvenuti al Serd di Galatina. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine del posto, dovrà rispondere di minacce, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
A cura di Biagio Chiariello
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Ennesimo episodio di violenza nei confronti del personale sanitario di un ospedale pugliese. Stavolta è accaduto ad un medico in servizio nel centro per le dipendenze Serd dell'ospedale di Galatina, in provincia di Lecce.

Un 56enne è stato arrestato ed è finito agli arresti domiciliari per aver aggredito ieri a calci e pugni il professionista; dovrà rispondere di minacce, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, e interruzione di pubblico servizio.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, nella mattinata di ieri l'uomo si sarebbe presentato al Serd, il servizio per le dipendenze patologiche presso il Santa Caterina Novella di via Roma, nel comune salentino: pretendeva una dose aggiuntiva di metadone e per ottenerla avrebbe minacciato il medico di base di turno. Quando quest'ultimo si è rifiutato, si è scagliato contro di lui, la guardia addetta alla sicurezza e gli infermieri intervenuti.

Nella colluttazione sia il dottore sia la guardia giurata sono rimasti feriti. L'aggressore, a quanto si apprende, avrebbe diversi precedenti penali ed è ritenuto persona socialmente pericolosa. In passato nei suoi confronti il questore di Lecce aveva emesso la misura di prevenzione dell'avviso orale.

Si tratta solo dell'ultima aggressione nei confronti del personale medico di una struttura sanitaria in Puglia. Sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini dell'irruzione dei parenti e degli amici di una ragazza scomparsa all'ospedale Riuniti di Foggia coi sanitari costretti a barricarsi in una stanza.

Ed è di ieri la notizia che venti persone, tra medici e infermieri, sono stati iscritti nel registro degli indagati per la morte della stessa giovane, Natasha Pugliese, come atto dovuto in vista dell’autopsia sul corpo della 22enne.

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