Lecce, parla lo zio del killer di Daniele ed Eleonora: “Ragazzo tranquillo e sereno, non ci credo”
"Io ancora non ci credo, non ce lo sappiamo spiegare. Non abbiamo parole". È sconvolto lo zio di Antonio De Marco, il reo confesso del duplice omicidio di Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, morti a Lecce lo scorso 21 settembre. Parlando alle telecamere di Pomeriggio Cinque ieri, a poche ore dal fermo del nipote, si è detto incredulo per quanto successo. "Era un ragazzo tranquillo, sereno, di poche parole. Siamo sconvolti anche noi", ha aggiunto da Casarano, il paese dove Antonio è nato e cresciuto e che ha lasciato per andare a studiare all'università Scienze infermieristiche. "Ho saputo tutto ieri sera – ha continuato -. Mi ha chiamato mio cognato perché lo ha visto su internet. Noi andavamo d’accordo, siamo una famiglia compatta e unita. Natale sempre insieme".
A commentare la vicenda, anche le vicine di casa della famiglia di De Marco: "Casarano ancora non riesce a metabolizzare questa cosa, è una famiglia perbene, modello, un ragazzo educatissimo. Non sappiamo come spiegarcelo. Siamo tutti scioccati, non ci crediamo". Nessuno avrebbe mai potuto immaginare un epilogo simile: i suoi genitori, mamma casalinga e papà pensionato, sono molto conosciuti e benvoluti in paese, così come la sorella, che fa la catechista. I tre, annientati dal dolore, pare abbiano lasciato già ieri mattina la loro casa. Di lui, tuttavia, si sa ben poco in giro. "In un paio di occasioni ci siamo ritrovati con lui in cene e serate organizzate da conoscenti in comune. È che semplicemente lui era solito frequentare giovani non casaranesi, ma di altri paesi vicini. Forse perché aveva stretto quei legami tra i banchi delle superiori. E poi, ormai, da due anni si era trasferito a Lecce", ha detto un suo coetaneo. Pare che fosse bravo a scuola e che frequentasse la chiesa, ma anche che fosse un tipo riservato e solitario, così come hanno confermato i suoi compagni del tirocinio che stava frequentando all'Ospedale Vito Fazi. Di certo, non un omicida. Eppure è stato lui stesso a confessare il duplice omicidio dei due fidanzati, con i quali ha condiviso la casa per circa un anno, perché invidioso della loro felicità.