“Lecca per terra se vuoi le sigarette”: nuovi video sulle violenze nella comunità Shalom
A cura di Cristiana Mastronicola
Nei giorni successivi alla pubblicazione dell'inchiesta di Fanpage.it che svela le violenze dentro la comunità Shalom di Brescia, la fondatrice e responsabile, Suor Rosalina Ravasio, in una conferenza stampa indetta nei locali della comunità, ha negato tutto: "In questa comunità la prima violenza è stata quella di Fanpage.it". Eppure Backstair, l'unità investigativa sotto copertura di Fanpage.it, è ora in grado di rivelare una serie di video finora inediti che testimoniano il perpetrarsi di maltrattamenti e umiliazioni all'interno della comunità di Palazzolo sull'Oglio.
Gli uomini di Suor Rosalina
I video mostrati nella seconda puntata dell'inchiesta "La comunità degli orrori" sono stati girati recentemente e ritraggono diversi episodi di violenza che si sono consumati in alcuni locali della Shalom. Protagonisti di questi video sono due vecchi, ovvero ospiti con una maggiore anzianità di comunità, incaricati della responsabilità di tutti gli altri da Suor Rosalina in persona. Come già raccontato nella prima puntata dell'inchiesta di Backstair, i cosiddetti vecchi assumono una importanza apicale nella gestione della comunità, perché sono loro a tenere le redini della struttura e dei suoi ospiti, facendo osservare le regole imposte dalla fondatrice.
Le immagini confermano i racconti degli oltre 50 ex ospiti intervistati da Fanpage.it negli ultimi mesi. Questi vecchi, che avrebbero la responsabilità di tutelare gli altri ospiti della comunità, nei video mostrati si trasformano in veri e propri aguzzini, producendosi in insulti, violenze fisiche e ricatti. I protagonisti di queste scene non sono due ospiti qualunque. Nel loro periodo in comunità hanno vantato un curriculum di tutto rispetto nel mondo di Suor Rosalina Ravasio. Il primo dei due, già nel 2013, compariva nell’organigramma aziendale della cooperativa Shalom, dove risultava addetto al primo soccorso, e dentro la comunità di Suor Rosalina ha trascorso parecchi anni. L’altro, invece, è stato responsabile della falegnameria. Entrambi sono stati per lungo tempo uomini fidati della suora, tanto da avere con loro uno smartphone. L’uso dei cellulari in comunità è severamente vietato, ma sono autorizzati ad averli solo quegli ospiti in procinto di finire il loro percorso in comunità.
Il magazzino degli orrori
Nel primo video la vittima è in ginocchio in mezzo agli scaffali di una dispensa situata all’ingresso della comunità, il cui accesso è consentito solo ai responsabili della struttura. La vittima del primo filmato è un ospite della comunità affetto da problemi psichiatrici di origine africana, che in passato – come ci rivelano alcuni testimoni diretti che siamo riusciti a raggiungere – ha tentato il suicidio, gettandosi da un balcone, proprio dentro le mura della comunità di Suor Rosalina.
I due vecchi che sono nella stanza con lui lo costringono a piegamenti continui, mentre gli impongono di ripetere un epiteto razzista: il tutto in cambio di una sigaretta. “Dai, negro di merda”, urla uno dei due vecchi, seduto su un tavolo di fronte al ragazzo in ginocchio. “Continua!”, lo incita, mentre la vittima ripete i suoi piegamenti urlando: “Abu Abu sigaretta”. Anche l’altro ospite lo spinge a continuare: “Continua! Non fa male! Non fa male! Dai, dai!”.
Il ragazzo obbedisce agli ordini e continua a ripetere i piegamenti. Quando accenna a fermarsi, i due lo sgridano e continuano a incitarlo, tra bestemmie e frasi razziste. “Sì, combatti!”, urla uno dei due. E ancora: “Militare! Lecca! Lecca in terra! Non fa male!”. Il ragazzo abbassa la testa fino a terra e lecca il pavimento, prima di fermarsi e dire che non griderà ancora perché è spaventato: “C’è la suora qua in giro”. A quelle parole uno dei due risponde zittendolo: “Non rispondere! Non rispondere! Fai quello che ti viene detto!”. A un certo punto, i due responsabili della comunità iniziano a gettare violentemente acqua in faccia al ragazzo. Litri di acqua finiscono addosso al ragazzo con brutalità, mentre lui continua imperterrito a ripetere quell’invocazione. “Dai, che l’inferno è vicino!”, annuncia uno dei vecchi: “Abu abu sigaretta”, è ancora la risposta.
Violenze, bestemmie e risate
La violenza di cui si macchiano i due vecchi non si esaurisce in questo video di qualche minuto. Questi ex responsabili sono protagonisti anche di un altro filmato, in cui ancora una volta se la prendono con un soggetto fragile, che è affetto da una malattia psichiatrica. Secondo quanto ci hanno riferito le nostre fonti, non sarebbe la prima volta che questo ospite è vittima della prepotenza gratuita di alcuni vecchi.
Stavolta il palcoscenico della violenza è il laboratorio maschile e il tutto si svolge alla presenza di decine di altri ospiti, che continuano a svolgere i lavori per conto di ditte esterne che servono alla comunità per finanziarsi. Quella che vediamo nelle immagini è la messinscena di una sodomizzazione. Uno dei due vecchi riprende la scena, l'altro lo aggredisce con violenza, un ulteriore vecchio si aggrega, trattenendo con forza il ragazzo, che si dimena e cerca di divincolarsi dalla stretta: “Ecco come vieni sodomizzata!”, urla il vecchio che lo tiene con forza da dietro.
La vittima è evidentemente in difficoltà e lamenta dolore: “Ahia! Ahia! La schiena!”, urla nell’indifferenza generale. “Dai, giratelo! Girate!”, ordina il vecchio. Intervengono altri ospiti che di peso girano il ragazzo sul tavolo di legno, per permettere al vecchio di continuare quello che ha iniziato, tra le risate dei protagonisti. Il ragazzo urla invano di avere le chiavi del cancello, ma i vecchi gli tappano la bocca.
La Shalom di tutti i giorni
Il ragazzo continua a lamentarsi: “Ahia! Il collo!”, urla, prima di chiedere le chiavi del cancello. Sfiancato dalla situazione, questo ospite sembra desiderare solo la fuga, ben consapevole che l’unica strada percorribile sarebbe uscire dal cancello principale, con le chiavi che quel vecchio, per via del suo ruolo dentro la comunità di Suor Rosalina, dovrebbe portare con sé. Ma il vecchio lo zittisce e continua a strattonarlo e a deriderlo.
“Io a questo signore gli volevo molto bene”, racconta Johan Ferruccio, un ex ospite della Shalom, scappato solo nel novembre 2022. Ferruccio ricorda bene il trattamento riservato alla vittima di questo episodio di violenza: “Prendeva gli schiaffoni, le mazzate”. Il ragazzo, appena 18enne, ha un ricordo lucido di quello che significa vivere a stretto contatto con questo tipo di soprusi e conferma: “Questa è la Shalom di tutti i giorni”.