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Le università italiane fuori dalla top 100 mondiale

Gli atenei britannici e statunitensi in cima alla classifica che, c’è da dire, si basa sulle opinioni soggettive di oltre 10mila accademici intervistati, e non su dati oggettivi.
A cura di D. F.
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Ancora un giudizio negativo sull'Italia, ma stavolta a farne le spese è il nostro sistema universitario. Nella Times Higher Education, la classifica dei migliori atenei del mondo, infatti manca qualsiasi università italiane. Non ve ne è traccia nelle prime cento posizioni dove, invece, spiccano quelle di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. Harvard si conferma la migliore del mondo: alle sue spalle Mit di Boston, Stanford University, Cambridge, Oxford, Berkeley, Princeton, Yale, California Insitute of Technology, Ucla. Fuori dalla top ten l'università di Tokyo, che si piazza in undicesima posizione. La Sorbona di Parigi, a sorpresa, si piazza in ottantesima posizione. L'Italia, come detto, non è neppure presente nella classifica delle migliori 100 università del mondo.

La graduatoria differisce da quella del World University Ranking redatto da Thompson Reuteurs. Essa, infatti, prende in considerazioni opinioni soggettive di personaggi accademici di grande fama, quindi non poco influenti ai fini del posizionamento finale e del successo – o meno – di un ateneo. Le recensioni raccolte nel 2014 – in 133 paesi del mondo – sono state 10.536. Gli intervistati dovevano indicare 15 università a lori giudizio migliori nei comparti di scienze sociali, ingegneria e tecnologie, discipline umanistiche, discipline cliniche e sanitarie e scienze della terra.

Andrea Lenzi, presidente del Cun (Consiglio Universitario Nazionale), ha dichiarato: "Nessuna paura. Dipende, come sempre, dalla tipologia di ranking che viene usata. Queste graduatorie sono tutte piegate su dove si vuole far piovere, a seconda dell’algoritmo che si utilizza, vengono realizzate da agenzie private che seguono logiche molto diverse l’una dall’altra". Ciò, tuttavia, non vuol dire che gli atenei italiani brillino per efficienza: "Che esistano dei problemi dal punto di vista organizzativo e finanziario è un dato di fatto ma non dipende dalle università quanto appunto dall’organizzazione e dal finanziamento”, conclude Lenzi, che spiega come anche l'Unione Europea sia in procinto di stilare una classifica basandosi, tuttavia, su criteri oggettivi.

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