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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Le umiliazioni alla madre di Pamela Mastropietro: “Foto di siringhe per infamarci”

Marco Valerio Verni – avvocato della famiglia Mastropietro e fratello della madre di Pamela – racconta: “Mia sorella ha ricevuto foto offensive da sconosciuti con siringhe e altre cose del genere, ed è una madre distrutta dal dolore”.
A cura di D. F.
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Come se non bastasse l'orrore di un omicidio, come se non fossero sufficienti le orribili modalità con cui il delitto è stato perpetrato, ad Alessandra – madre di Pamela Mastropietro – in questi giorni tocca sopportare anche l'affronto del tentativo di infangare la memoria della figlia. Se da una parte ci sono fascisti e razzisti, che usano il terribile fatto di cronaca per fare campagna elettorale e racimolare voti, dall'altra ci sono anonimi che in questi giorni si stanno accanendo sulla figura di Pamela con l'evidente obiettivo di infangarne la memoria: "Mia sorella – racconta al Quotidiano Nazionale l'avvocato Marco Valerio Verni  – ha ricevuto foto offensive da sconosciuti con siringhe e altre cose del genere, ed è una madre distrutta dal dolore. Siamo devastati dal dolore – ha aggiunto il legale – ma vogliamo la verità fino in fondo, perché riteniamo che la nostra sia la battaglia di tutto il mondo civile contro le barbarie, e non ne faccio una questione di colore e razza".

L'avvocato Verni ha quindi spiegato: "Possiamo escludere con certezza che sia stata Pamela a procurarsi un'overdose, se overdose c'è stata. Pamela odiava gli aghi e quei buchi sul polso che sembra le abbiano trovato non ci convincono. Di sicuro non è stata lei a farsi l'iniezione, ma le è stata fatta da qualcun altro: per stordirla, iniettarle un anestetico, perché si voleva abusare di lei? Mia nipote è stata fatta passare come una drogata all'ultimo stadio, ma non era così".

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Nel frattempo nei giorni scorsi è salito a tre il numero degli indagati per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, oltre a concorso in spaccio di droga. Insieme a Innocent Oseghale, sul quale per primo si sono concentrati i sospetti degli inquirenti, sono finiti nel carcere di Montacuto ad Ancona altri due nigeriani: Desmond Lucky, 22 anni, e Awelima Lucky, 27 anni.

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