Le scommesse online e le slot per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro
Dietro la lunghissima e lussuosa latitanza di Matteo Messina denaro potrebbero esserci il business delle scommesse e dei giochi online e quello delle slot. È una delle ipotesi che sta emergendo dalle indagini della Dda su fiancheggiatori e finanziatori del boss di Cosa nostra, arrestato il 16 gennaio scorso a Palermo durante le cure per un tumore di cui soffre e ora in carcere. Da giorni infatti gli inquirenti stanno cercando dei collegamenti tra vecchie operazioni antimafia, i giri di denaro dei mandamenti a lui vicini e gli spostamenti del boss per ricostruire la catena che lo ha protetto, sia fisicamente che economicamente.
Del resto quella di Messina Denaro si sta configurando come una latitanza del tutto diversa da quella dei suoi predecessori come Provenzano e Riina, rinchiusi in poderi di campagna con una vita molto spartana. Nei suoi covi infatti sono stati trovati molti oggetti di valore, scontrini di cene in costosi ristoranti rinomati e diverse prove di viaggi.
Che quei soldi provenissero da affari illegali ci sono pochi dubbi ma, secondo quanto ricostruito dall’Ansa, qui inquirenti puntano ora l’attenzione su un settore specifico come quello delle scommesse online e delle slot che avrebbe generato in poco tempo un giro di soldi consistente nel Trapanese con relativa facilità di utilizzo e reimpiego dei proventi.
In particolare si è trovato un certo collegamento con due vecchie inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, una del 2018 e una del 2019, che hanno coinvolto due prenditori del settore delle scommesse online. In entrambi i casi si è arrivati a una cospicua confisca di beni, addirittura milionaria in un caso, ma soprattutto all’accusa che dietro gli ottimi affari ci potessero essere collusioni mafiose.
In pratica gli imprenditori sarebbero stati ampiamente favoriti nei loro affari da affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, due feudi mafiosi di Matteo Messina Denaro e in cambio potrebbero aver dovuto finanziare la latitanza del boss. Lo stesso meccanismo che sarebbe avvenuto per l’installazione delle slot, con i mafiosi che agivano obbligando i vari esercizi commerciali della provincia di Trapani a installare le macchinette delle società amiche e gli imprenditori che in cambio fornivano “un pensiero per familiari di mafiosi in difficoltà”, tra cui i parenti dell’allora latitante Matteo Messina Denaro ed esponenti apicali dell’associazione mafiosa. I mafiosi infatti obbligavano i vari esercizi commerciali del trapanese ad installare i device delle società indicate, pena pesanti ritorsioni.