Le ricerche di Saman Abbas a Novellara: “Aveva un fidanzato, un amore più grande per cui combattere”
Continuano a Novellara, nella Bassa Reggiana, le ricerche di Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane, scomparsa da oltre un mese. Come emerso dalle ultime notizie riguardo le indagini, la giovane a quanto pare aveva una relazione con un ragazzo, già ascoltato dai Carabinieri. Ma la loro relazione non sarebbe mai stata ben vista dai suoi genitori, che per lei avevano altri progetti. Saman, infatti, si era opposta a un matrimonio combinato con un parente, denunciando prima i familiari e poi trovando riparo in una struttura protetta di Bologna, dalla quale si era però allontanata l'11 aprile, rientrando a casa per ragioni ancora da verificare. Forse per recuperare dei documenti o forse ancora perché tratta in inganno da qualcuno. Per gli inquirenti si tratta di omicidio e occultamento di cadavere, con indagati i genitori di Saman, un cugino e uno zio, ritenuto l'autore materiale del delitto e attualmente irrintracciabile. I genitori si trovano invece in Pakistan. E da qui, Shabbar Abbas, il padre, ha recentemente assicurato che la ragazza è viva e che si trova in Belgio, dove già era fuggita in passato, mentre un cugino è stato arrestato in Francia, a bordo di un autobus e coi documenti non in regola.
"Noi immaginavamo ci fosse una cose del genere sotto" spiega Dil Fraz, fondatore dei Giovani Pakistani Italiani, associazione su tutto il territorio nazionale, nata a Bologna, a proposito del fidanzato della ragazza. "Una ragazza quando prende coraggio per un amore più grande per cui combattere -continua- quindi il nostro timore, fin dall'inizio, era che poteva esserci una relazione sotto". Su tanti altri aspetti, invece, rimane il mistero attorno alla famiglia, che abitava, prima di lasciare in fretta e furia l'Italia proprio nei giorni della scomparsa di Saman, a due passi dall'azienda agricola in cui lavorava il padre. Non si erano integrati benissimo, conferma anche Fraz, al seguito del caso fin dal primo momento, anche perché le strade della 18enne e quelle dell'associazione si sono sfiorate quando lei ha deciso di andare dai servizi sociali, essendo quello dei Giovani Pakistani un gruppo che aiuta anche nelle mediazioni.
In paese, manco a dirlo, in pochi hanno voglia di parlare o sanno qualcosa in più sulla famiglia di Saman. Un vicino non sapeva neppure che quell'uomo, conosciuto di vista, avesse dei figli. E pure in azienda non si hanno molte parole sulla vicenda e su un contesto poco conosciuto all'esterno, anche per via delle poche occasioni di integrazione con la comunità pakistana e straniera della zona, diminuite inoltre dalla differenza di fede. "Non si vedevano molto fuori -conferma infine un collega- anche perché erano sciiti, quindi non partecipavano alle attività della moschea".