Le proteste di Forconi e trasportatori mandano la Sicilia in tilt
La Sicilia è in panne. Le proteste messe in campo dal Movimento Forza d'urto, cui aderiscono il Movimento dei Forconi e gli autotrasportatori dell'Aias, hanno raggiunto l'obiettivo prefissato: quello di bloccare la regione. I militanti, come già accaduto ieri, hanno ostruito diverse arterie stradali dell'isola, causando forti disagi. In molte stazioni di servizio la benzina è finita, in altre il prezzo è stato ritoccato (inspiegabilmente) verso l'alto. A Catania il 95 per cento delle stazioni di servizio non può lavorare, a Palermo le code in prossimità dei distributori sono chilometriche, a Gela, poi, i militanti hanno impedito ai dipendenti della raffineria di raggiungere il loro posto di lavoro, bloccando l'uscita dalla fabbrica dei turnisti e l'entrata in azienda dei giornalieri. Nei supermercati iniziano a scarseggiare i generi alimentari, gli scaffali pian piano si vanno svuotando. I rifornimenti non arrivano.
A Palermo vengono presidiati in maniera stabile lo slargo antistante il porto e la rotonda di via Oreto. I manifestanti impediscono il transito ai mezzi pesanti e le automobili subiscono pesanti rallentamenti. La protesta, in base a quanto dichiarato inizialmente dal Movimento, dovrebbe durare fino a venerdì 20 gennaio.
Oggi la pagina fecebook del Movimento dei Forconi ha rilanciato un articolo pubblicato da Repubblica.it nel quale viene fatta ulteriore chiarezza sulle richieste alla base della protesta:
I Forconi chiedono la defiscalizzazione dei carburanti, l'applicazione dell'articolo 37 dello statuto siciliano che prevede di trattenere nell'Isola le imposte sulle imprese che hanno in Sicilia stabilimenti e impianti, la possibilità per la Regione di stampare autonomamente moneta.
Martino Morsello, leader dei Forconi, ha ribadito che "questa classe politica deve andare a casa, tutta senza distinzioni". Intanto, dopo un tam tam su facebook, alcuni studenti hanno dato vita a un movimento di supporto alla protesta in corso, preannunciando uno sciopero regionale per la giornata di venerdì.