video suggerito
video suggerito
Giada Zanola uccisa a Vigonza

Le paure di Giada Zanola prima di essere gettata dal cavalcavia: “Forse mi stordisce per fare un figlio”

Le confessioni alle amiche della 33enne gettata dal cavalcavia della A4 a Vigonza. “Mi sento fiacca, ci vedo doppio” aveva detto poche ore prima della sua morte di cui ora è accusato il compagno Andrea Favero.
A cura di Antonio Palma
1.348 CONDIVISIONI

Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Mi sento fiacca, ci vedo doppio" così Giada Zanola scriveva a un'amica la sera prima di morire gettata dal cavalcavia della A4 a Vigonza, nel Padovano. Un messaggio a cui l'amica aveva risposto circa un'ora dopo senza però più riuscire a comunicare con Giada che non risponderà mai più. La circostanza emerge dalle carte dell'inchiesta sulla morte della 33enne che vede come unico indagato per omicidio il compagno Andrea Favero, ora in carcere.

Un messaggio che potrebbe confermare l'ipotesi di uno stordimento prima della tragica morte avvenuta nella notte tra il 28 e 29 maggio scorsi. Il messaggio infatti era stato inviato alla stessa amica alla quale nelle settimane precedenti Giada Zanola aveva confessato i suoi timori circa un presunto tentativo di drogarla da parte di Favero.

Immagine

Dopo le numerose liti con l’uomo da cui si stava ormai separando, infatti, la donna, qualche settimana prima di morire avrebbe raccontato del difficile rapporto che viveva in casa ma anche di soffrire di sonnolenza e di temere che fosse stato proprio il compagno a drogarla a sua insaputa. Non solo, secondo quanto rivela il Corriere della Sera. Giada Zanola in quei messaggi via whatsapp avrebbe raccontato di temere di essere stata anche violentata da lui durante il sonno indotto perché cercava di avere un secondo figlio da lei.

Giada Zanola
Giada Zanola

A confermare l'ipotesi del tentativo di stordimento prima della morte anche gli esami tossicologici condotti dal medico legale insieme all’autopsia. Nelle ore precedenti alla sua morte, infatti, la mamma 33enne aveva assunto degli psicofarmaci con proprietà sedative, anche se era viva quando è stata lanciata giù. Gli stessi farmaci che erano anche nelle boccettine trovate nella casa della coppia e sequestrate dopo l’arresto dell’uomo. Si tratta di medicinali che nessun medico aveva prescritto alla donna e che invece pare fossero prescritti proprio all’uomo che li avrebbe comprati e portati a casa.

Dopo una prima confessione, non utile ai fini del processo. Andrea Favero però continua a ripetere che non ricorda quanto accaduto sul quel cavalcavia dopo la lite in casa. “Giada si è allontanata a piedi verso il cavalcavia. Io ho preso l'auto e l'ho seguita raggiungendola dopo pochi metri da casa e facendola salire per portarla a casa. Continua va a dire che mi avrebbe tolto il bambino e non me lo avrebbe più fatto vedere. A quel punto ricordo che siamo scesi dall'autovettura, ma qui i ricordi si annebbiano” ha raccontato agli inquirenti.

1.348 CONDIVISIONI
27 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views