Saman Abbas ce la ricordiamo tutti in quella foto replicata all’infinito dai media: fascia rossa sui capelli, eyeliner nero e sopracciglia quasi disegnate. Una ragazza, esile come un gambo di sedano, che ha speso tutta la sua esistenza all’insegna dei valori occidentali. Quei valori che, forse, l’hanno fatta inghiottire in quel breve tratto di strada che separava la sua casa dalla vita dei sogni.
Dimenticata a tratti, anche dopo l’arresto dello zio Danish, come una doccia ghiacciata la sua storia è risalita agli onori della cronaca a seguito del ritrovamento di alcuni resti ossei nelle campagne di Maranello. E di nuovo la scomparsa di Saman è tornata al centro della macchinazione mediatica.
Mesi fa è stata cercata con il georadar, l’elettromagnetometro e i cani molecolari. Vi avevo parlato sia della complessità delle due tecniche sia del perché l’azione degli stessi cani si era rivelata fallimentare. Oggi, però, le carte nuovamente si mescolano e si riaccende la speranza di trovare quel che resta di una ragazza di appena diciotto anni.
Si cerca la verità nelle ossa rinvenute. E questa verità potrà essere raggiunta avvalendosi, oltreché dell’analisi genetica, anche dallo studio della morfologia dei reperti. E sarà proprio da questa disciplina, conosciuta sotto il nome di antropologia forense, che potranno aversi prime risposte in ordine all’appartenenza dei resti ossei. E vi spiego il perché nel dettaglio.
Le analisi sui resti che potrebbero appartenere a Saman Abbas
Nel dettaglio, dopo i ritrovamenti nelle campagne di Maranello, due saranno i binari che dovranno seguire le analisi scientifiche: quello antropologico e quello genetico.
Quanto al primo versante, sulla base della mera osservazione dei resti ossei, sarà possibile effettuare una distinzione di specie (ossa umane e ossa animali) e sarà attuabile il discrimine tra il carattere femminile e quello maschile. Infine, potrà essere stimata l’età alla morte, l’altezza ed anche l’etnia di appartenenza. Ma tutto dipenderà dal tipo e dalla conservazione dei resti rinvenuti.
Ad ogni modo, per stabilire l’età alla morte, occorrerà indagare sulla maturità ossea, sullo sviluppo dentario e sul livello di obliterazione delle strutture ectocraniche. In ultimo, ancora, bisognerà osservare l’estremità sternale delle coste e la sinfisi pubica. Per quel che invece attiene la diagnosi del sesso dovranno essere compiute due tipologie di indagini: quella morfologica, relativa al cranio e al bacino; e quella metrica, inerente al femore, all’omero e al radio. Ma, anche da tale angolo di visuale, tutto dipenderà dalla tipologia e dallo stato di conservazione dei resti.
Per quel che attiene invece l’analisi genetica, questa richiederà tempi più lunghi. Difatti, seppur le due indagini verranno inevitabilmente condotte in simultanea, l’estrazione del Dna – necessario per la comparazione con quelli di Saman – richiederà inevitabilmente più tempo.
Da tale angolo di visuale, è auspicabile che tra i resti ossei di Maranello vi siano i denti. Difatti, i denti rendono maggiormente agevole l’isolamento di un’identità genetica. Tuttavia, come dicevo poc’anzi, l’estrazione di quest’ultima richiede tempistiche lunghe. Ciò perché l’osso deve essere inevitabilmente polverizzato prima di procedere nell’attività estrattiva.