Vanessa e Greta sono libere. Non si va in paesi in guerra con tanta superficialità, non si va se non si è all'interno di una rete più che protetta. Potremo profonderci nella riprovazione, nello sdegno, e in propositi educativi. Il dato certo è che le due studentesse già con esperienze di volontariato alle spalle, avevano fondato insieme Roberto Andervill, 47 anni, Horryaty, un progetto di assistenza per rifornire medicine e generi di prima necessità alla popolazione siriana. Né erano al loro primo viaggio in Siria. Le loro presunte o reali competenze non hanno però molto senso ora. Due connazionali sono state rapite da un gruppo terroristico (ma sembra invece piuttosto vendute di mano in mano e che l'Isis c'entrasse ben poco) era comunque obbligo assoluto di un paese civile, oltre che segnale forte anche sul piano simbolico, riportarle in patria, sane e salve. E anche se questo è costato milioni di euro come si sospetta (la notizia è della tv satellitare araba Al Aan, degli Emirati Arabi, secondo cui il fronte Al Nusra avrebbe liberato Greta e Vanessa in cambio di un riscatto da 12 milioni di dollari).
E' in corso una recita tutta italiana che è quella della reazione al rapimento delle due ragazze e al fatto che sia stato pagato un riscatto per riaverle indietro. Questa fotografia che giunge dalla rete si alterna ai numerosi editoriali sulla “libertà” e sulla presunta superiorità della nostra civiltà di questi ultimi giorni. Oggi il quotidiano Libero, senza aspettare cosa abbiano da raccontare le due ragazze, si è lanciato in un sondaggio da stadio: “Greta e Vanessa lavorino gratis per ripagarci il riscatto. Siete d'accordo?”. Il 93% ha risposto di sì. Ha fatto eco un modestissimo presidente della regione Veneto Luca Zaia:
Per chi va a proprio rischio e pericolo in quei Paesi, è bene che i costi siano a suo carico. Quindi nei confronti di queste ragazze si faccia una confisca a vita fino a che si raccoglieranno 12 milioni di euro, sempre se è vero che è stata pagata questa cifra.
Paghiamo cifre ben più importanti per la sicurezza degli stadi, per le fallite manovre dei passati governi, per la sicurezza di politici inetti e anche discutibili giornalisti, e si potrebbe continuare all'infinito: il punto è che nessuno ha mai meritato lo stesso sdegno che si sta avendo in queste ore nei confronti di Vanessa e Greta.
Che tipo di sdegno? Questo è interessante. Prevalgono certezze di un complotto tra le due ragazze e qualche terrorista: “questa cosa mi puzza, sono troppo ben messe” dicono i fan del torbido. Ma molte, forse le più aggressive e rabbiose nei confronti delle due ragazze sono proprio le donne. Il tema più ricorrente in modo diretto o indiretto è la scontata relazione sessuale tra le due e i siriani “perché qui non trovavano di meglio e ora dobbiamo pagare noi”. Altri vorrebbero “sterilizzare i genitori” in modo da non riprodurre più simili orrori sulla faccia della terra. Torna ovunque l'ossessione del sesso, della donna da stuprare, delle fregole da placare. Forse, ancora più del sospetto di aver praticato sesso con un siriano (che nelle abbreviazioni alle quali siamo abituati sarebbe il terrorista che uccide e ci ruba in casa), c'è l'accusa alle due ragazze di aver fatto una libera scelta. Sarebbe ovvio che trattandosi di donne ci sia del torbido da reprimere e punire. Desiderare e prendere un'iniziativa? Ora la paghino. La stessa reazione se possibile anche più violenta accompagnò la liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena durante la quale perse la vita Nicola Calipari.
La “questione marò”, accusati di omicidio dal governo indiano è invece solo una questione di orgoglio nazionale. E lo è effettivamente: l'India che noi erroneamente credevamo un paese da colonizzare ci restituisce, a ogni rifiuto, il senso profondo della nostra irrilevanza culturale e internazionale. A nessuno viene in mente di perdersi negli odiosi insulti che sono toccati a Greta e Venessa. Due ragazze giovanissime.