Le liti e la paura per il figlio: cosa sappiamo dell’omicidio di Giada Zanola, spinta dal ponte in A4
La 34enne Giada Zanola è morta dopo essere stata gettata da un cavalcavia dell’autostrada A4 a Vigonza dal suo compagno e padre di suo figlio, il 39enne Andrea Favero ora in carcere, col quale aveva litigato nella notte tra martedì 28 e mercoledì 29 maggio. È questa la ricostruzione a cui sono giunti gli inquirenti della polizia e il pm dopo il ritrovamento del cadavere martoriato della donna alle 3:30 del 29 maggio all'altezza del chilometro 368.
"Alla luce delle indagini svolte e delle parziali ammissioni dell'indagato è pienamente integrata quella grave base indiziaria richiesta come presupposto del provvedimento di fermo di indiziato di delitto”, scrive il pm padovano Giorgio Falcone nel decreto di fermo per Favero.
Le liti tra Giada Zanola e Andrea Favero
All’origine del gesto, stando alla ricostruzione degli investigatori, una violenta lite tra la coppia che abitava a poca distanza dal cavalcavia. Una lite scoppiata in casa, proseguita fino alle prime ore di mercoledì e culminata proprio su quel ponte in via Prati. Qui la 34enne è stata gettata di sotto, facendo un volo nel vuoto di circa quindici metri prima di essere travolta da alcuni mezzi in transito lungo l’autostrada, sulla carreggiata della A4 in direzione Milano.
Da quando emerge finora, però, il rapporto tra di loro era ormai finito e pieno di litigi, anche furibondi, e si sospetta che Favero possa aver alzato le mani sulla compagna ma lei non aveva mai denunciato alcuna violenza. “Sapevo delle liti, ma non sembrava pericoloso” ha confermato a Fanpage.it il fratello di Giada Zanola. "Giada con me si confidava poco, forse per paura del mio giudizio o per paure sue. Ero a conoscenza della crisi con il compagno, ma Andrea non mi aveva assolutamente dato l'impressione di essere una persona pericolosa" ha detto il fratello.
La ricostruzione di Favero
Giada Zanola sarebbe scappata da casa in auto e sarebbe stata raggiunta dal compagno sul cavalcavia della A4. Lo hanno accertato le telecamere di sorveglianza della zona, acquisite dagli inquirenti dopo i primi sospetti. Quando i poliziotti sono andati a cercare l'uomo nell'abitazione della coppia, infatti, hanno notato che aveva lividi ed escoriazioni sui polsi. Per comprendere la reale dinamica dei fatti, le indagini quindi si sono concentrate sui rapporti interni alla coppia. Si è così scoperto che negli ultimi tempi la relazione tra i due era in crisi e si erano verificate violente liti.
La svolta è arrivata nella notte tra mercoledì e giovedì quando, quello che inizialmente sembrava un suicidio, si è confermato come un terribile omicidio. Durante l’interrogatorio di polizia e pm, infatti, Favero avrebbe raccontato una versione dei fatti con diverse incongruenze. Messo alle strette dagli investigatori, il 39enne padovano infatti è crollato, iniziando a fare delle parziali ammissioni.
Sentito dal pm, l’uomo ha ricostruito gli ultimi momenti della serata con la compagna, descrivendo il suo disagio per la relazione ormai in crisi e manifestando la preoccupazione di non poter più vedere il figlio di tre anni avuto con la donna. Andrea Favero è finito in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato.
Le indagini e cosa non torna
Le indagini sulla morte di Giada Zanola però proseguono. Resta da appurare se la 34enne sia stata stordita o abbia perso i sensi a causa delle percosse prima di essere gettata dal ponte autostradale e se l’uomo avesse già usato violenza su di lei. In attesa dell’autopsia sul corpo della 34enne, gli inquirenti stanno ricostruendo i rapporti della coppia.
Originaria di Brescia, Giada Zanola si era trasferita prima nel Veneziano e poi a Vigonza con Andrea Favero. La 34enne lavorava in un negozio di cosmetici a Vigonovo, il paese di Giulia Cecchettin, dove la descrivono come “solare, gentile e disponibile e una ragazza sempre pronta ad aiutare gli altri”. Il 39enne Andrea Favero, invece, lavora come camionista e viene descritto dal sindaco come “un compagno di famiglia ineccepibile”.