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Le foreste della Sila candidate a diventare patrimonio mondiale dell’Unesco

La decisione del Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco presieduto da Franco Bernabè. Indicate anche le Alpi del Mediterraneo come candidatura transnazionale insieme a Francia e Principato di Monaco.
A cura di B. C.
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“È sede di straordinari processi ecologici che interessano gli ecosistemi delle foreste”. Per questo motivo gli “Ecosistemi forestali della Sila” risultano tra i candidati italiani alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco per il 2019 da parte del Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l'agenzia specializzata delle Nazioni Unite, presieduto da Franco Bernabé. Insieme alla Sila, sono state indicate anche le “Alpi del Mediterraneo”. Lo annuncia lo stesso Consiglio, precisando di aver inoltre confermato “all’unanimità come candidatura alla lista rappresentativa del Patrimonio Immateriale per il 2019 la Perdonanza Celestiniana ed ha iscritto alla lista propositiva italiana del Patrimonio Mondiale il sito Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia Romagna”. Con 53 beni nella lista nel 2017, l’Italia è il paese che detiene il record di maggior numero di patrimoni dell’umanità dell’Unesco nel mondo.

Foreste dalla Sila

La Sila è già stata incoronata decima Riserva della Biosfera italiana nella Rete Mondiale dei siti di eccellenza dell’Unesco. Nel comunicato, viene sottolineato che è risponde al IX dei criteri previsti dall’Unesco per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale, che riguarda la rappresentatività di significativi ininterrotti processi ecologici e biologici nell’evoluzione di ecosistemi terrestri e acquatici e di comunità di piante e animali, e al criterio X, che riguarda la presenza di importanti habitat naturali per la conservazione della diversità biologica.

Le Alpi del Mediterraneo

Le “Alpi del Mediterraneo” sono indicate come candidatura transnazionale insieme a Francia e Principato di Monaco. Si tratta di un sistema geologico di grande importanza per lo studio della geodinamica della Terra in quanto, in uno spazio di appena 70 chilometri, collega il ghiacciaio più meridionale delle Alpi agli abissi più profondi del Mediterraneo occidentale. Le “Alpi del Mediterraneo”, fanno notare dalla commissione nazionale Unesco, “sono l’unico sito conosciuto in cui sono visibili le testimonianze di tre cicli geodinamici successivi, lungo un periodo di 400 milioni di anni. Il territorio del sito è particolarmente interessante dal punto di vista della biodiversità, grazie alle caratteristiche geomorfologiche e climatiche legate al passaggio rapido dall’ambiente alpino all’ambiente mediterraneo”.

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