È un pomeriggio d'ottobre. A Roma fa caldo, troppo per essere in pieno autunno. Arriviamo sul set mentre i The Jackal stanno ancora girando l'ultima puntata degli "Effetti di Gomorra sulla Gente". È tutto un fermento: da una parte Ciro, Fabio e Simone provano la scena, dall'altra Francesco guida la macchina, sceglie i tempi, le inquadrature. L'obiettivo è chiaro: ricreare la stessa magia che ha reso la seconda puntata un cult (oltre 3 milioni di visualizzazioni su YouTube). Nonostante il caldo, le fritture e il trucco, tutto procede secondo il copione. La telecamera osserva e raccoglie ogni attimo, ogni movimento facciale. Il signor Cavastano incalza il povero Fabio con una serie di battute sconnesse e Simone interagisce recitando le battute del copione. Come in Vrenzole, come in Gay Ingenui, tutto segue lo stesso incedere che contraddistingue i video dei geniali videomakers napoletani. Se non fosse che, questa volta, non è Simone a completare la scena ma uno scrittore che scende dall'auto accompagnato da sei agenti di scorta. Roberto Saviano ha deciso di partecipare agli "Effetti di Gomorra sulla Gente 3". Tocca a lui interagire con il signor Cavastano e con il povero Fabio in un crescendo di battute che non lascerà deluso lo spettatore.
È così che con due fritture davanti rincontriamo Roberto Saviano. L'ultima volta era stato nell'aprile del 2013, un saluto fugace nella sera del suo rientro a Napoli. Saviano presentava in una piazza gremita di gente il suo ultimo lavoro, ZeroZeroZero, il suo primo romanzo dopo Gomorra. Poi la scelta degli Stati Uniti e quella cattedra di Economia del crimine organizzato. Una scelta che ha cambiato, ancora una volta, la sua vita. Per parlare scegliamo lo stesso tavolo intorno al quale i The Jackal hanno appena finito di girare l'episodio. Le "deux fritures" sono ancora lì davanti a noi creando un'atmosfera surreale per un'intervista che parla di camorra, di unioni di gay, di cannabis ma anche di serie tv e dei giovani italiani.
Un'intervista intensa nel corso della quale Saviano non si tira mai indietro, neanche quando deve rispondere all'accusa di essere "un vate". Dipana con calma le sue idee e non risparmia attacchi. Primo fra tutti alla Lorenzin le cui parole sulla Terra dei Fuochi lo hanno "indispettito" perché, incalza, "dice quelle cose per sposare l'attenzione e provocare". Per lui che è nato e cresciuto al Sud sentire il Ministro della Salute parlare dei morti di tumore in Campania come di vittime della cattiva educazione alimentare è un vero e proprio pugno nello stomaco. Ma non è solo sul tema Terra dei Fuochi che lo scrittore è in disaccordo con le parole dei ministri della Repubblica. Lo è anche sul tema delle unioni civili per gli omosessuali e si spinge oltre l'attuale proposta del Governo chiedendo l'adozione anche per le famiglie gay perché l'unione tra persone dello stesso sesso "è una forma d'amore".
Saviano si ferma a parlare a lungo, racconta della cannabis e della sua battaglia affinché sia legalizzata ma anche della creatività "che fa, non commenta". E se la prende con chi invece di fare "passa il tempi sui social network a criticare". Ed è proprio per questo che invita un ragazzo di vent'anni a lasciare l'Italia: "Se vuoi che il tuo talento sia riconosciuto, vattene". È uno dei momenti più intensi del nostro incontro. Quella frase, quasi eduardiana, che invita i ragazzi che vogliono vedere il proprio talento riconosciuto a lasciare l'Italia è lo specchio del nostro paese attuale dove "anche per lavorare al ristorante c'è bisogno della telefonata del parente, dell'amico". Un commento amaro, detto da chi, in primis, sognava di non dover mai lasciare la propria terra. È lo specchio dell'Italia di oggi, di un paese la cui mancanza di contemporaneità è diventato un fardello troppo grande per un giovane che vuole crescere.
Qui l'intervista intera, di seguito i 5 temi principali affrontati