Capita (raramente, per fortuna) che qualcuno mi chieda perché io sia disabile. Aspettate: non c'è nulla di male, sia chiaro, ma ho scritto "per fortuna" perché di solito chi lo chiede lo fa quasi subito, senza neppure entrare in sintonia, come se fosse fondamentale saperlo: una curiosità morbosa o un dettaglio al quale pare non si possa proprio rinunciare. Come se la mia stessa esistenza dipendesse dalla mia cartella clinica, insomma.
Curioso che tutti i miei amici, in venticinque anni, siano vissuti benissimo senza mai avermelo chiesto, e probabilmente non è per pudore o vergogna che hanno evitato. Forse perché un rapporto naturale va oltre al fatto che uno si sposti con due gambe, quattro ruote o un girello. Forse perché, alla fine, la spontaneità è il miglior modo per approcciarci a qualcosa, e quindi conoscerla indirettamente.
Detto questo, non ho assolutamente alcun problema a raccontare la mia storia, a parlare di me, a evidenziare ogni aspetto che mi rappresenta, nel bene e nel male, perché anche il "male" può capovolgersi in "bene" se lo sappiamo valorizzare. E così, non sono di certo uno che nega la propria disabilità o la nasconde, perché sarebbe un rinnegare ciò che io stesso sono, o una parte della mia quotidianità.
Giusto ieri però una ragazza mi ha scritto un messaggio: "Perché sei finito in sedia a rotelle?". Così, senza nemmeno scrivermi un "Ciao". Senza presentarsi, per dire. Ecco, io non so come avreste risposto voi a questa domanda nella mia situazione. Io ci ho sorriso sopra e, dopo aver raccolto le braccia che mi erano per l'appunto cadute a terra, ho pensato a 20 possibili risposte che avrei potuto darle sul perché io sia in carrozzina…
- L'ho vinta alla lotteria e mi dispiaceva buttare via così il secondo premio;
- Mi serviva per non farmi interrogare a scuola… Ma poi ci ho preso gusto;
- Perché da qui ho una visione più realistica delle forme dei culi, che dall'alto sembrano sempre più snelli;
- Ci sono caduto sopra e siccome c'era la colla non sono più riuscito ad alzarmi;
- Ce l'aveva il mio vicino di casa, poi da quando è andato a Lourdes non gli è più servita, così ci sono montato sopra io;
- Perché così salto la fila alle poste, parcheggio gratis dove voglio e se mi stanco sono già seduto;
- Per fare il cosplay di Stephen Hawking;
- Sono stato seduto sul gabinetto troppo a lungo e mi si è fermata la circolazione;
- Mi ci sono seduto giusto un secondo per provarla, poi però mi sono cacato addosso e ora sono troppo imbarazzato per alzarmi;
- Perché "La carrozzina va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti e i suoi re…";
- Perché così posso portare le armi sotto i metal detector;
- Perché col cuscino in silicone isolo il rumore delle scoregge;
- Perché mi sto allenando a non alzarmi più, per fare il Parlamentare;
- In realtà sono un Transformer;
- "Carrozzina? Quale carrozzina? Io non vedo nessuna carrozzina!" Cit.;
- Perché è una sedia magnetica, io ho il culo di metallo e ora non mi schiodo più;
- Una volta camminavo benissimo, poi però feci la tua stessa domanda ad uno in carrozzina…;
- È tutta colpa:
– della sinistra
– dei rom
– del gender
– degli immigrati
– del governo
– dei vaccini
– della lobby LGBT
– di Renzi
– delle scie chimiche
– dei poteri forti
– dei chip sottopelle
– dell'ennesimo Premier non eletto dal popolo - … e le foibe???
- Non sono "finito" in carrozzina, ma sono nato con una sindrome genetica rara chiamata "Sindrome di Escobar" (sì, come il più grande narcotrafficante della storia, ma sorvoliamo…). Ho fatto talmente le cose bene che ho scelto una malattia poco definita, tanto che i sintomi e le caratteristiche variano molto tra un caso e l'altro, tranne per lo scarso tono muscolare, articolazioni rigide e lordosi/scoliosi (pensa il culo, le ho vinte entrambe e a livelli eccellenti). Niente superpoteri o doti sconce, puoi star tranquilla. No, non è degenerativa se non per il rincoglionimento fisico e mentale che è fisiologico di ognuno di noi quando invecchia. E no, non si guarisce, e non c'è una ricerca ad hoc per prevenirla e curarla perché, come già detto, non se la fila nessuno. Sì, non cammino però faccio salti altissimi. Sì, ci credo davvero quando dico che "io non sono la mia malattia". Per cui se non hai niente da fare proporrei di infilarci in un bar qualunque, ordinare due tè caldi, guardarci negli occhi, e sommergerci di altre domande: perché a me piace il giallo ma vesto anche il grigio, amo l'estate ma il mare d'inverno è poesia, sono per il salato ma un tiramisù è per sempre, ho avuto sempre cani ma il gatto mi affascina, al cinema non commento ma i libri me li recito, credo nell'uguaglianza ma difendo le diversità. Ah, mi chiamo Iacopo, con la "i". E ora dai… Raccontami di te.