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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro, i pm a L’Aquila per interrogarlo. L’avvocato di Luppino: “In carcere è sereno”

L’avvocato difensore di Giovanni Luppino ha chiesto l’incidente probatorio sul coltello a serramanico che l’autista del boss latitante Messina Denaro aveva con sé al momento dell’arresto. “Non è un’arma, si tratta di uno strumento da lavoro”
Intervista a Avvocato Giuseppe Ferro
Avvocato difensore di Giovanni Luppino, autista del boss Matteo Messina Denaro
A cura di Gabriella Mazzeo
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É in carcere ormai da settimane Giovanni Luppino, arrestato il 16 gennaio scorso poco lontano dalla clinica La Maddalena di Palermo dopo aver accompagnato presso la struttura privata il boss latitante Matteo Messina Denaro. In quasi un mese di indagini, l'uomo si è interfacciato con gli inquirenti per fornire la sua versione dei fatti su diversi dettagli che, secondo la Procura, proverebbero la sua vicinanza e il suo sostegno al boss di Cosa Nostra, che oggi sarà interrogato dai pm di Palermo, in viaggio verso L'Aquila.

A chi indaga, Luppino avrebbe detto di non aver mai saputo la verità sull'identità di quel Francesco Bonafede, paziente oncologico conosciuto tramite il geometra Andrea Bonafede. Ha fornito la sua verità anche in relazione al contenuto di una serie di bigliettini trovati in suo possesso: non si tratterebbe di "pizzini", ma di appunti e numeri di telefono legati ai suoi affari da agricoltore.

L'avvocato Giuseppe Ferro ha chiesto l'incidente probatorio sul coltello a serramanico trovato in possesso del suo assistito. "Si tratta di un coltello senza punta – ha spiegato a Fanpage.it -. utilizzato quotidianamente in campagna. Non è certamente un'arma usata per difesa o per l'offesa, cosa sostenuta nell'ordinanza per la custodia cautelare. Ho chiesto l'accertamento per verificare se sulla lama ci siano o meno tracce di terra, ma la decisione finale spetta al giudice".

L'arresto dell'autista di Matteo Messina Denaro
L'arresto dell'autista di Matteo Messina Denaro

Luppino sostiene di non aver mai saputo la verità sull'identità di Messina Denaro e di averlo aiutato per solidarietà.

Esatto, è assolutamente sereno per quanto riguarda quello che ha raccontato agli inquirenti. Sa di essere innocente e ha fiducia nelle istituzioni.

Lo ha incontrato in carcere?

Sì, abbiamo avuto dei colloqui in queste settimane.

E davvero lo ha trovato sereno?

È tranquillo ed è convinto delle sue dichiarazioni perché corrispondono a verità. Ha fiducia nelle autorità che stanno lavorando al caso perché non ha nulla da nascondere o da temere.

Beh, potrebbe temere l'accusa di favoreggiamento.

Lui ha sempre detto di aver conosciuto il boss come Francesco Bonafede e di essere stato introdotto da Andrea Bonafede. Il fatto che si presentasse sotto falso nome è un dato assolutamente confermato nel corso delle indagini. Potrebbe essere stato ingannato come tanti altri.

Cosa ha detto invece sul coltello a serramanico che aveva con sé?

Si tratta di un coltello senza punta, non è certamente un'arma per la difesa o per l'offesa, cosa sostenuta nell'ordinanza per la custodia cautelare in carcere.

Cioè? 

Secondo il giudice, il mio assistito girava armato. Quello che Luppino aveva con sé però era un coltello usato in campagna. Abbiamo chiesto l'incidente probatorio per accertare questo dettaglio e domani sapremo la risposta del giudice in merito.

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