L’avvocata della vittima dello stupro di Palermo: “Aggredita di nuovo per una denuncia che non ha fatto”
"Ho saputo di questa ulteriore storia terribile che le è successa direttamente da lei, mi ha telefonato mentre stava accadendo, poi queste persone le hanno anche tolto il cellulare. Era con il suo ragazzo e stavano prendendo una birra. Poi questo giovane l'ha riconosciuta, è andato a chiamare la madre e insieme sono tornati per minacciarla con un coltello, dicendole di ritirare una denuncia contro di lui. Una denuncia che però lei non ha mai fatto".
A parlare è l'avvocata Carla Garofalo che a Fanpage.it racconta l'aggressione subita pochi giorni fa dalla 19enne che l'estate scorsa ha denunciato di essere stata vittima di uno stupro di gruppo a Palermo. Sette i giovani coinvolti: sei maggiorenni sono in attesa del processo, che inizierà il prossimo 19 aprile, mentre l'unico minorenne è già stato condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi.
Lunedì 1 aprile sarebbe avvenuta l'aggressione da parte di un minore (non coinvolto nei fatti di luglio, ndr) e di sua madre: la ragazza era insieme al suo fidanzato e, come ha raccontato lei stessa alla legale, è stata avvicinata dai due che con violenza l'hanno sequestrata e portata in caserma per ritirare una denuncia a carico del giovane.
"A quanto stiamo ricostruendo, dopo aver subito la violenza del luglio scorso, la ragazza è stata portata in caserma e ha denunciato. Poi si sono aperte delle indagini che hanno coinvolto anche questo ragazzo ma non c'entra nulla con i fatti per cui stiamo affrontando il processo. Evidentemente è entrato nelle indagini perché i poliziotti hanno trovato qualcosa che lo riguarda, ma lei non ha denunciato nessuno, non avrebbe potuto ritirare una denuncia che non ha fatto", spiega Garofalo.
"Queste persone invece sono andate lì intimandole di ritirarla, puntandole un coltello alla gola, che lei ha definito un ‘machete'. L'hanno portata proprio loro in caserma per cercare di convincerla a farlo e lei naturalmente si è spaventata moltissimo. – aggiunge l'avvocata – Ora è in sicurezza, in una comunità che si trova in una località segreta. Non ne può più di questa situazione perché sta cercando di riprendere una vita normale e continuano a tormentarla da tutte le parti".
Già subito dopo lo stupro del luglio scorso la ragazza era stata trasferita in comunità. Una condizione che, come osserva Garofalo, per quanto sia pensata per proteggerla e in quel momento fosse necessaria, l'ha sradicata dalla sua famiglia e dagli affetti. "Dopo alcuni mesi era tornata a Palermo e stava tentando di riprendere una vita tranquilla. Ora invece è successa questa nuova cosa, che è stata anche equivocata. Il ragazzo non è uno dei sette dello scorso luglio, perché loro sono tutti in carcere. Tra pochi giorni dobbiamo iniziare questo difficilissimo processo e non vorrei farlo con un equivoco generato dall'ignoranza altrui. I ragazzi sono in carcere e aspettano il processo che inizierà il 19 aprile e questa è un'altra storia".