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“Lavoro da 12 anni al servizio della scuola ma sono ancora precaria: si deve riflettere su questi meccanismi”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una docente: “Dopo anni di servizio e mesi di studio intenso, ho superato le prove del concorso, ma il risultato ottenuto si è rivelato deludente: sono stata dichiarata “idonea”, senza però rientrare in una graduatoria di merito che possa realmente valorizzare il mio percorso. È necessario riflettere su questi meccanismi”.
A cura di Redazione
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La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro e della scuola. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

Pubblichiamo di seguito la lettera che ci ha scritto una lettrice di Altamura a proposito della sua esperienza nel mondo del lavoro, nello specifico in quello della scuola.

La lettera a Fanpage.it

"Desidero condividere alcune riflessioni sul recente concorso che ho affrontato con impegno e dedizione. Dopo anni di servizio e mesi di studio intenso, ho superato le prove, ma il risultato ottenuto si è rivelato deludente: sono stata dichiarata "idonea", senza però rientrare in una graduatoria di merito che possa realmente valorizzare il mio percorso.

Non sono stata superata da candidati con maggiore esperienza o preparazione, ma da chi ha potuto accumulare titoli a pagamento o beneficiare di percorsi agevolati, come il servizio civile universale con un’ulteriore riserva. Nonostante dodici anni di servizio nella scuola, mi ritrovo ancora una volta precaria, senza alcuna prospettiva di stabilizzazione.

Questa situazione solleva una questione più ampia: l’accesso alla professione non si basa sul merito, ma sulle possibilità economiche di acquisire titoli, abilitazioni e certificazioni a pagamento. Non ho avuto la possibilità di investire migliaia di euro per accumulare punteggi, e questo ha determinato la mia esclusione, indipendentemente dalla mia esperienza e dalla mia preparazione.

Eppure, nonostante tutto, continuo ad amare profondamente il mio lavoro. Adoro insegnare e credo fermamente che l’empatia sia lo strumento più potente per creare una sintonia autentica con i ragazzi. Come docente di sostegno, sono motivata a rendere felici e coinvolti i miei alunni, cercando di valorizzare le loro capacità e il loro percorso con amore, pazienza e dedizione. Ogni giorno mi impegno affinché la scuola sia un luogo inclusivo, in cui ogni studente possa sentirsi accolto e partecipe.

Mi viene suggerito di partecipare a un altro concorso, ma mi chiedo quale sia il senso di continuare a investire tempo ed energie in un sistema che non premia la competenza, bensì chi può permettersi percorsi agevolati. Di fronte a questa realtà, risulta difficile trovare la motivazione per rimettersi in gioco.

Ritengo sia necessario riflettere su questi meccanismi, che penalizzano chi ha costruito la propria carriera con dedizione e sacrificio, favorendo invece chi ha avuto accesso a opportunità basate non sul merito, ma su criteri discutibili".

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