video suggerito
video suggerito

Lavorare gratis è uno sputo in faccia. Ribelliamoci

Giovani qualificati che lavorano senza essere pagati. Ma se lavorano, producono, e, se producono, creano un utile… a chi va quel profitto che non intascano?
A cura di Antonio Menna
563 CONDIVISIONI
Manifestazione e sciopero nazionale del pubblico impiego della Uil
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Era una percezione diffusa. Ma il pentolone si sta scoperchiando. Un' inchiesta dell'Espresso dimostra che centinaia di enti locali reclutano professionisti a titolo gratuito. Ingegneri, architetti, informatici, chiamati a lavorare solo per una voce in più sul curriculum. A questi si somma una marea di altri profili: stage, formazione, apprendistato, tirocinio. Lavoro gratuito, o rimborsi spese irrisorie. Una moltitudine, per lo più giovane, e molto qualificata, che fatica tutto il giorno senza essere pagata. Nel pubblico e nel privato. Se lavora vuol dire che produce, che serve, che è utile. A chi va quel profitto? A chi vanno i soldi guadagnati grazie a quelle attività non retribuite? Evidentemente, per ognuno che lavora senza essere pagato, c'è uno che incassa senza lavorare. E' una profonda e odiosa ingiustizia. Lavorare gratis è uno sputo in faccia. I primi a ricordarsene devono essere proprio i lavoratori. Gratis? No, grazie. Vogliono vederli, poi, i furbetti. Ribelliamoci.

563 CONDIVISIONI
Immagine
Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views