Era una percezione diffusa. Ma il pentolone si sta scoperchiando. Un' inchiesta dell'Espresso dimostra che centinaia di enti locali reclutano professionisti a titolo gratuito. Ingegneri, architetti, informatici, chiamati a lavorare solo per una voce in più sul curriculum. A questi si somma una marea di altri profili: stage, formazione, apprendistato, tirocinio. Lavoro gratuito, o rimborsi spese irrisorie. Una moltitudine, per lo più giovane, e molto qualificata, che fatica tutto il giorno senza essere pagata. Nel pubblico e nel privato. Se lavora vuol dire che produce, che serve, che è utile. A chi va quel profitto? A chi vanno i soldi guadagnati grazie a quelle attività non retribuite? Evidentemente, per ognuno che lavora senza essere pagato, c'è uno che incassa senza lavorare. E' una profonda e odiosa ingiustizia. Lavorare gratis è uno sputo in faccia. I primi a ricordarsene devono essere proprio i lavoratori. Gratis? No, grazie. Vogliono vederli, poi, i furbetti. Ribelliamoci.