L’aviatore cieco Sergio Cechet, prima l’esplosione della bomba poi 8 mesi di Covid: “Non mi arrendo”
L'esplosione accidentale tra le mani quando aveva 25 anni. Il Capitano Sergio Cechet era giovanissimo il giorno dell'incidente. Perse la mano sinistra e la vista, ma la grinta e la sua voglia di vivere e combattere non l'ha mai persa. Neanche adesso che ha 64 anni e vive a Ronchi dei Legionari, nella provincia di Gorizia, il paesello da cui partirono gli irredentisti italiani guidati da Gabriele D'Annunzio per compiere l'impresa di Fiume.
Sergio Cechet oggi dipinge, fa immersioni negli oceani, scia nonostante la cecità, adora i fuoristrada, studia per diventare aviatore di ultraleggeri e sorride alla vita che gli ha tolto purtropppo una mano e la vista. Durante la pandemia se l'è vista brutta: "Otto mesi tra un ospedale e l'altro, terapie intensive, casa di riposo, riabilitazione. Dopo tutto questo tempo ho perso la mobilità su una gamba, ma non ho intenzione di arrendermi", racconta il Capitano ai microfoni di Fanpage.it.
Nel suo salotto, dove Cechet colleziona cappelli militari da tutto il mondo, è orgoglioso di mostrare i suoi quadri e di raccontare le sue imprese, le sue battaglie. La più dura forse, quella recente contro il Covid. "Non mi sono demoralizzato. Ora sogno di finire il brevetto per fare il pilota di ultraleggeri, devo volare dalla Sardegna a Pratica di Mare il giorno della festa azzurra. È il mio sogno nel cassetto, un giorno lo realizzerò".
Ironico e coraggioso, Sergio Cechet mostra le sue medaglie sulla bustina dell'aeronautica. Dopo una vita passata al buio vede e riscopre la luce nelle sue piccole, ma grandi, passioni. "Non credo di voler mollare, mi piace quello che faccio e sognare mi tiene vivo", ci racconta.