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Laurearsi è inutile? Aumentano i disoccupati e cala del 10% lo stipendio dei nuovi dottori, l’analisi di Almalaurea

Il nuovo rapporto Almalaurea delinea un quadro preoccupante: i laureati nel 2005 guadagnano il 10% in meno di quelli che hanno concluso gli studi nel 2000. Inoltre, aumenta la disoccupazione tra i nuovi dottori, che tocca punte del 18%.
A cura di Alessio Viscardi
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I laureati fanno sempre più fatica a trovare un lavoro e quando non finiscono tra i disoccupati hanno stipendi inferiori del 10% rispetto a chi ha conseguito il titolo di “dottore” negli anni precedenti, è questo il drammatico quadro delineato dal nuovo rapporto di Almalaurea. Chi si è laureato nel 2005, se trova un lavoro, viene pagato meno di chi ha concluso gli studi nel 2000. A cosa serve studiare, allora? Una domanda che torna tristemente di attualità a confronto di questi ultimi sconfortanti dati. Le analisi sono state condotte su un campione di 400 mila laureati e portano alla conclusione che in Italia non conviene studiare. La qualità dell'istruzione resta alta, come affermano le rilevazioni di Eurobarometro: l'89% dei responsabili risorse umane delle aziende ritiene che i candidati che escono dagli atenei nostrani abbiano le competenze giuste per ricoprire le posizioni lavorative di cui le imprese hanno bisogno. Il problema rimane trovare lavoro e essere pagati per svolgerlo.

Bisogna ricordare i dati Istat sulla disoccupazione giovanile, che a gennaio 2011 tocca in Italia una punta preoccupante: 29,4%. Ma questo dato non può essere raffrontato a quelli dello studio di Almalaurea, in quanto il campione esaminato dall'Istat è composto dai giovani tra i 15 e i 24 anni, un arco temporale in cui pochi studenti hanno già conseguito una laurea. L'anno nero per questi ultimi è stato il 2008, con l'inizio della crisi economica mondiale. Nel 2009 la situazione peggiora, con il crollo del Pil al 6%. I dati parlano chiaro: i laureati (laurea triennale) disoccupati in cerca di lavoro aumentano nel 2009 dal 15% al 16%, va peggio per i laureati magistrali, che dal 16% aumentano al 18%.

Se aumenta la disoccupazione, diminuisce l'occupazione. Infatti, tra il 2007 e il 2009, la percentuale di laureati che riescono a trovare un posto di lavoro scende di sei punti, per le lauree tirennali, e di sette punti per quelle specialistiche. La spiegazione data a questi risultati è che, in un periodo di crisi, la maggior parte degli studenti è incentivata a continuare gli studi per non confrontarsi col mondo del lavoro. Inoltre, è più facile impiegare i laureati triennali in quanto vengono retribuiti con stipendi inferiori. Infatti il calo delle retribuzioni è spaventoso: tra il 2007 e il 2009, il guadagno mensile per i laureati di primo livello scende del 5%, da 1.210€ a 1.149€. Per i laureati di secondo livello, il calo dello stipendio è del 10%, da 1.205€ a 1.078€. In questo desolante quadro, preoccupano le nuove prospettive aperte dalla riforma Gelmini.

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