L’attivista Diop: “Troppo razzismo, i miei figli visti come invasori, per questo lasciamo l’Italia”
Diop Papadam ha ancora un piede a Bolzano per finire il trasloco e le ultime settimane di ferie arretrate al lavoro. Poi si va, per sempre, in Francia. Si emigra a causa del razzismo e della discriminazione. Arrivato in Italia nel 2012, ha sempre lavorato negli stabilimenti Iveco fino a diventare delegato sindacale nello stabilimento di Bolzano.
Un ottimo lavoro e una forte presenza nei quartieri. Impegnato nel sociale, nello sport – aveva fondato una palestra sociale per far avvicinare i ragazzi all'etica della sportività – Aiutava i senza tetto della città. E la lista si allunga come il fiume di persone che in questi giorni passano a salutarlo e a ringraziarlo.
Ma perché lasci Bolzano Diop? "Eh, sai. Quando tuo figlio piange e non vuole andare a scuola perché ha paura, ti rendi conto che qualcosa non va", ci spiega Diop, "episodi di razzismo che non mi hanno convinto per niente. Quando sei al parco certi genitori guardano i tuoi figli sui giochi come se fossero degli invasori". Diop non crede possibile dover raccontare queste cose nel 2022. "Sono solo bambini", ci dice.
"Anche a me è capitato di avere la carta d'identità in mano e l'addetta del comune mi urla davanti a tutti, signore il permesso di soggiorno", continua Diop, "ti senti estraneo, ti senti tagliato fuori dalla comunità. No, le mie figlie non devono provare questo. Sarei andato in un'altra città italiana anche ma siccome avevo parenti in Francia abbiamo deciso di andare lì".
È stata una scelta facile o difficile?, gli chiediamo. "Guarda, abbiamo sofferto molto. Bolzano ci ha dato tanto, ma quando c'è di mezzo la serenità dei bambini bisogna farlo sai", conclude l'attivista.