L’attivista di Greenpeace Noa: “Dalla Sicilia al Mare del Nord per fermare le trivelle di Shell”
Sono sei le attiviste e gli attivisti di Greenpeace che si trovano in questo momento a bordo della piattaforma di Shell che è in viaggio verso le acque del Mare del Nord per nuovi pozzi d'estrazione di gas e petrolio. Abbiamo raggiunto al telefono Noa Helffer, attivista italiana che ha preso parte alle proteste in mare e che ha partecipato all'azione che lunedì mattina ha consentito ad altri due "climber" del movimento ecologista di salire a bordo aggiungendosi ai loro "colleghi".
"Siamo salpati nel cuore della notte e ci siamo diretti nel canale d'Inghilterra. Qui con l'appoggio della nave Meridian e l'ausilio di due gommoni abbiamo nuovamente affiancato la piattaforma, monitorando la situazione e consentendo ai nostri attivisti di salire bordo", spiega Noa. Un'azione che è andata a buon fine nonostante la presenza di "una nave di ‘sicurezza' che ora accompagna la nave rimorchio".
Mentre i gommoni affiancavano l'enorme White Marlin che trasporta la piattaforma di trivellazione, veniva esposto lo striscione “Basta Trivellare. Iniziate a pagare", con riferimento agli extra profitti delle aziende del fossile realizzati grazie alla crisi innescata dalla guerra in Ucraina. Proprio Shell ha fatto registrare nel 2022 profitti da record: "Le bollette pesano sempre di più sui cittadini, ma le aziende fossili intascano extra profitti da capogiro. È il caso proprio di Shell o di BP che nel 2022 hanno stabilito il loro record di profitti. Anche per questo hanno partecipato attivisti provenienti dalle comunità dove più si sentono i cambiamenti climatici e che subiscono direttamente gli effetti delle attività estrattive".
Sì perché una delle caratteristiche della mobilitazione non violenta in corso è la sua dimensione internazionale, con il coinvolgimento di attivisti dai cinque continenti. "Gli attivisti a bordo della piattaforma sono in sei e vengono da Filippine, Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Francia e Argentina. Questo è molto importante per noi, perché è un problema globale: le azioni di aziende come Shell o anche la nostra Eni hanno conseguenze sui cittadini di ogni paese del mondo, oltre a interessare direttamente paesi diversi. Erano infatti presenti attivisti provenienti dalle comunità dove più si sentono i cambiamenti climatici e che subiscono direttamente gli effetti delle attività estrattive".
La stessa attivista italiana ci tiene a sottolineare come anche lei partecipa anche in quanto cittadina proveniente da un territorio già investito dai cambiamenti climatici: "Non dobbiamo pensare a luoghi lontani o esotici. Io vengo da Acireale in Sicilia, dove abbiamo sperimentato alluvioni e una drammatica siccità nelle ultime due settimane".
Per movimenti e associazioni che si battono per la giustizia climatica, è essenziale fermare le nuove infrastrutture di estrazione di combustili fossili affinché vengano davvero rispettati gli obiettivi dell'Accordo di Parigi del 2030, nel tentativo di contenere l'aumento della temperatura entro 1.5°. La White Merlin è diretta al giacimento petrolifero Penguins, con l'obiettivo di aprire otto nuovi pozzi nel Mare del Nord. Bruciare tutto quel petrolio e gas produrrebbe 45 milioni di tonnellate di CO2, secondo le stime di Greenpeace, ben di più delle emissioni annuali della Norvegia.