Se queste frange antagoniste, a Torino, il primo maggio, avessero issato uno striscione con l'immagine dell'uomo senegalese di 39 anni, arrestato a Monza perché aveva rubato latte in polvere e due polli per la sua famiglia, avrei applaudito. Perché lui è il volto della crisi. Mostrare, invece, la faccia di Preiti, l'attentatore di palazzo Chigi, facendolo simbolo, significa non aver capito. Questa storia dei forconi, dei fucili, e delle bombe sul Parlamento, come conseguenza della crisi economica, ha francamente stancato, e chi la evoca, probabilmente, ha la pancia piena e non conosce la crisi. Chi è disperato non cerca armi, ma cibo. Se commette un reato, è il furto di generi alimentari. Non ha tempo da perdere, o energie da sprecare. Vuole il latte per i figli e un pezzo di pane. Ha a cuore la sua famiglia. Sa cos'è il dolore, e non ne semina altro. Vuole solo risolvere il suo. Chi alza un'arma, invece, e spara ad un uomo, è un criminale. E lo sarebbe stato anche senza alcuna crisi.