L’associazione Fonografici sospende l’etichetta discografica di Teresa Merante: “Distanti da noi”
«A livello cautelativo e preventivo, abbiamo sospeso l’azienda (Elca Sound, ndr) in attesa di chiarimenti». È così che Sergio Cerruti, presidente dell’AFI, l’Associazione Fonografici Italiani, inserita nel sistema Confindustria, è intervenuto a seguito del battage mediatico seguito al servizio sui brani di Teresa Merante, molti dei quali dedicati alla malavita organizzata, i cui testi hanno provocato diffusa indignazione. «Ho appreso della notizia durante mercoledì – afferma – e in serata ho assunto delle decisioni, non avevo seguito il caso dall’inizio. Quando ho appreso e mi sono occupato della questione, visti i fatti gravi di cui si parlava, ho preso un provvedimento d'urgenza, sospendendo la posizione del produttore, in attesa delle determinazioni degli organi preposti di Confindustria».
Una produzione discografica passata inosservata, fino a ieri, anche ai controlli di associazioni di categoria come AFI e Confindustria. «Siamo un’associazione nazionale – spiega il presidente AFI – , abbiamo 72 anni di storia e diverse centinaia di imprese associate di cui gestiamo gli interessi economici e non artistici. Non entriamo in nessun modo nelle scelte artistiche dei soci, né ne conosciamo le produzioni a monte. Nel caso specifico – prosegue -, benché sappia bene che si tratta di una etichetta che tratta un genere folk locale e che esiste un genere musicale specifico che parla di avvenimenti sociali, un po’ come la gangsta rap in America, la nostra posizione, dal punto di vista etico, è ferma, prendiamo le distanze da contenuti che incitano alla violenza o all’illegalità».
Anche Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, che racchiude le sedi territoriali di Confindustria in Calabria, prende le distanze dall’etichetta discografica. «Gli imprenditori sono i primi danneggiati da una cattiva reputazione del territorio, per questo noi di Unindustria, con le sedi territoriali, cerchiamo di monitorare ed intervenire, se necessario. Certo – ammette Ferrara -, qualcosa può sfuggire, ma quando si viene a conoscenza di un’immagine negativa che viene veicolata e che poi si riflette negativamente su tutti gli altri va immediatamente bloccata ed estirpata».
La notizia ha suscitato reazioni decise sia della politica che, per bocca del deputato calabrese M5S Dalila Nesci, ha proposto l’introduzione di una legge sull’apologia di mafia, sulle tracce di quella legge Scelba che introdusse il reato di “apologia del fascismo”, ma ha anche portato a un esposto presentato dal sindacato di Polizia Coisp presso la Procura di Reggio Calabria per istigazione a delinquere.
«Sono stati presentati degli esposti presso la Procura per verificare se ci sono gli estremi di reato – aggiunge il presidente di Unindustria Calabria -, laddove ci fossero degli estremi, vanno perseguiti». Negli anni, Confindustria ha promosso diverse iniziative contro il racket delle estorsioni, monitorando ed eventualmente escludendo dai propri elenchi le aziende in odore di ‘ndrangheta. Anche l’AFI, con il premio “Musica contro le mafie” ha dato il proprio segnale.
«La nostra presa di posizione, ovvero la sospensione cautelativa della casa discografica, è anche la presa di posizione di Confindustria, visto che noi ne siamo soci diretti – precisa ancora Sergio Cerruti -. Mi dispiace per quanto accaduto. In un momento così difficile per il comparto, avrei preferito che queste situazioni, per contenuti e modi, non fossero mai esistite. Sorrido amaramente – continua – se penso che, solo pochi mesi fa, abbiamo organizzato “Musica contro le mafie” e oggi, invece, ci ritroviamo con questo caso».