Lampedusa, un sommozzatore racconta: “Sono morti abbracciati”
Parla uno dei soccorritori dei migranti di Lampedusa. Si chiama Simone D'Ippolito e in queste ore sta tentando di recuperare i corpi dei naufraghi intrappolati sotto l'imbarcazione, a 46 metri di profondità. L'uomo ha raccontato all'agenzia Kronos: "C'erano corpi dappertutto, dentro il relitto, incastrati, ma anche sopra e persino attorno alla barca. Ho visto almeno cento corpi. Tutti morti. Ma la cosa che mi ha più colpito sono stati quei corpi abbracciati, prima di esalare l'ultimo respiro. Forse perché nessuno di noi vuole morire da solo. Ho ancora questa scena davanti agli occhi e non riesco a pensare ad altro".
L'uomo, comprensibilmente sotto shock, ha detto: "Ieri mattina, intorno alle 7, stavo uscendo con l'imbarcazione del diving center per andare con un gruppo di turisti, appassionati di sub, all'isola di Lampione, a poche miglia da Lampedusa. Mentre uscivo dal porto, ho incontrato una barca, la ‘Gamar' di Vito Fiorino. Piangevano tutti. Quando mi sono avvicinato all'imbarcazione ho visto decine di profughi ancora sotto choc e infreddoliti. Fiorino mi ha gridato piangendo: ‘Il mare è pieno di morti, pieno pieno di morti. Non abbiamo mai visto nulla di simile. Noi abbiamo tirato su 47 persone, ma ci sono decine di immigrati laggiù. Molti sono già morti perché non sanno nuotare'".
Simone racconta con gli occhi lucidi: "Io non ci ho pensato su due volte e ho riaccompagnato i turisti al porto spiegando loro che dovevo raggiungere il luogo del disastro, Per fortuna sono stati subito comprensivi. Una donna, un medico, ha detto che poteva darci una mano se volevamo. Così, io, l'equipaggio e la dottoressa ci siamo avviati verso la Tabaccara, dove l'imbarcazione è naufragata".