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Lampedusa, sindaco indagato per istigamento all’odio razziale si difende: “Non sono razzista”

Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento con l’accusa di istigazione all’odio razziale e abuso di autorità a causa dell’ordinanza con cui la settimana scorsa aveva vietato agli immigrati sbarcati sull’isola di bivaccare in luoghi pubblici.
A cura di Alessio Viscardi
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Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento con l'accusa di istigazione all'odio razziale e abuso di autorità a causa dell'ordinanza con cui la settimana scorsa aveva vietato agli immigrati sbarcati sull'isola di bivaccare in luoghi pubblici, relegandoli di fatto all'interno dello strapieno centro di accoglienza temporanea siciliano. Venerdì scorso, infatti, De Rubeis aveva vietato atti quali l'accattonaggio e tutti i comportamenti “non decorosi” su tutto il territorio dell'isola. L'immigrazione a Lampedusa torna a far discutere.

Una norma tarata appositamente sui 500 tunisini rimasti a Lampedusa dopo il calo degli sbarchi clandestini sulle coste siciliane dovuto al maltempo degli ultimi giorni e che viene giudicata un abuso di di autorità, oltre che una vera e propria istigazione ad atti di violenza contro i migranti. Così il questore di Agrigento, Girolamo Di Fazio, ha chiesto agli uffici giudiziari di indagare per appurare la sussistenza di reati.

Il sindaco di Lampedusa respinge con veemenza le accuse di razzismo e si discolpa affermando: “Di queste ordinanze, in Italia ce ne sono centinaia. È puro buonsenso, altro che razzismo. Nell'ordinanza inoltre non si parla di immigrati”. De Rubeis si dice sereno e in attesa dell'esito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Agrigento. Al sindaco, non va proprio giù l'accusa di essere razzista: “come si fa ad accusarmi di razzismo quando Lampedusa è di esempio a tutti per come accogliamo le continue andate di immigrati” dichiara De Rubeis.

Secondo la versione fornita dal primo-cittadino, il suo ruolo sarebbe stato soltanto quello di riproporre i contenuti di una vecchia ordinanza che riguardava il divieto di vendita di superalcolici commisto al divieto di accattonaggio e comportamenti non decorosi: “utilizzando luoghi pubblici come siti di bivacco e deiezioni”. Poco felice la comparazione tra immigrati e alcolisti, ma De Rubeis ribadisce la sua buona fede: “Io non sono certo intervenuto su dove gli immigrati possono o non possono andare, per questo c'è il pacchetto sicurezza che dice in modo molto chiaro quali devono essere i comportamenti di cittadini privi di documenti di riconoscimento, da identificare”.

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