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“Migranti in pericolo a Lampedusa, Guardia costiera dice che non sono affari suoi”: allarme della Ong

Al largo di Lampedusa, un’imbarcazione con 74 persone migranti a bordo è alla deriva da ore. La Ong Alarm Phone ha detto di averla segnalata alle autorità italiane: “Ci hanno detto che non sono affari loro”. Si rischia un altro naufragio, dopo quello che due giorni fa ha causato 21 dispersi – e che secondo Sea Watch le autorità avrebbero potuto evitare.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio. Credit: Maria Giulia Trombini / Sea-Watch.org
Immagine di repertorio. Credit: Maria Giulia Trombini / Sea-Watch.org
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Un'imbarcazione con 74 persone a bordo si trova a sud di Lampedusa, ma le autorità non stanno rispondendo alla richiesta di soccorso. A denunciarlo è la Ong Alarm Phone, che opera principalmente segnalando le barche in difficoltà e mettendole in contatto con le autorità competenti. In questo caso, però, non sta funzionando: "Il centro di coordinamento di ricerca e soccorso di Roma ci dice che non sono affari suoi", ha affermato la Ong sui social.

Il post risale alle prime ore di questa mattina. Di norma, Alarm Phone diffonde le sue segnalazioni a tutti coloro che si trovano in prossimità delle imbarcazioni in pericolo, incluse le autorità che sorvegliano quel tratto di mare. "Abbiamo allertato le autorità su un gruppo in pericolo, in un barcone di legno. La barca è alla deriva da diverse ore", ha fatto sapere la Ong. Da parte italiana, però, sarebbe arrivata una risposta che fa pensare che non ci sia la volontà di intervenire. Al momento non ci sono ulteriori aggiornamenti sulla condizione dell'imbarcazione, né sullo stato di salute delle 74 persone che si trovano a bordo, alla deriva.

Nella serata di ieri, Medici senza frontiere aveva fatto un drammatico bilancio delle vittime del mare: "Solo nelle ultime ventiquattro ore, sono morte almeno 44 persone in due naufragi nel Mediterraneo centrale, al largo della Libia e delle coste italiane, mentre il governo italiano blocca le navi umanitarie con provvedimenti vessatori, inclusa la Geo Barents di Medici senza Frontiere", aveva affermato la Ong. "Uno dei superstiti, rimasto per tre giorni aggrappato ad un barcone ribaltato con gli altri sei sopravvissuti mentre le altre 21 persone che erano con loro, tra cui tre bambini, venivano inghiottite dal mare, è assistito in queste ore dal team Msf in Sicilia", aveva aggiunto.

La denuncia di Sea Watch sul naufragio di Lampedusa: "Avevamo avvisato le autorità due giorni prima"

Proprio per quanto riguarda il naufragio avvenuto al largo di Lampedusa, con 21 dispersi che sono con tutta probabilità ormai vittime, la Ong Sea Watch ha lanciato un accusa: due giorni prima del ribaltamento dell'imbarcazione, a metà giornata, l'aereo da ricognizione Seabird aveva avvistato e segnalato "un barchino identico" alle autorità italiane e maltesi: "L'intervento è stato effettuato quando era evidentemente troppo tardi e 21 persone risultano ancora oggi disperse".

L'imbarcazione segnalata da Sea Watch il 2 settembre e quella recuperata dalla Guardia costiera il 4 settembre, con tre soli superstiti.
L'imbarcazione segnalata da Sea Watch il 2 settembre e quella recuperata dalla Guardia costiera il 4 settembre, con tre soli superstiti.

Le similitudini tra le due barche in effetti sono fortissime, come mostrano le immagini diffuse da Sea Watch: "Stessa forma della barca in legno, stesso colore, simile abbigliamento dei sopravvissuti. Inoltre numero di persone a bordo e porto libico di partenza corrispondono ai dettagli inviati alle autorità da Alarm Phone per un caso che riteniamo essere lo stesso avvistato dal nostro aereo".

Se fosse andata veramente così – un'imbarcazione segnalata, lasciata in mare per due giorni e poi recuperata dopo un naufragio che ha portato 21 persone, tra cui tre bambini, a essere dispersi in mare, sarebbe "un gravissimo ritardo nell’assistenza a un’imbarcazione in difficoltà", che va anche contro il diritto marittimo, e "una grave responsabilità nel naufragio del barchino". "Chiediamo al governo italiano e alle autorità europee di indagare su questo naufragio", ha detto Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italia.

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