L’allarme delle associazioni che sfamano i poveri: “Aumentano le richieste ma diminuiscono le donazioni”
Dicembre 2020, viale Toscana: è l'ultimo sabato prenatalizio, una signora passa in macchina davanti alla sede di Pane Quotidiano e filma una fila interminabile di persone che attendono di ricevere cibo dalla onlus che aiuta le persone in difficoltà. Il video condiviso sui social diventa presto virale e Milano si accorge di quanto il Covid abbia impoverito la città. Ma Pane quotidiano esiste dalla fine dell'Ottocento e da sempre aiuta le persone in difficoltà.
Dal Covid alla crisi energetica
Messa quasi alle spalle la crisi economica dovuta alla pandemia, con tante persone che avevano perso il lavoro per le chiusure, a quasi due anni da quel Natale 2020, l'autunno in corso rischia di essere ricordato per gli effetti economici potenzialmente ancora più devastanti, con i rincari dell'energia, e l'inflazione, che potrebbero mettere in ginocchio imprese e famiglie.
Gli effetti, ancora gestibili, sono però già visibili, come ci racconta Luigi Rossi, vicepresidente di Pane Quotidiano: "Il numero degli utenti è cresciuto di un dieci per cento – spiega Rossi a Fanpage.it – e le eccedenze sono sempre meno, facciamo sempre più fatica nell'annoverare nuovi donatori e quelli esistenti non ci danno più tutta quella roba che ci davano prima. Non posso nascondere qualche preoccupazione per il futuro, al momento non ci sono segnali forti ma il futuro è tutto da vedere.
La vera sfida e il vero problema ci sarà tra qualche mese quando effettivamente si sentirà il rincaro delle utenze e coloro i quali oggi già faticano ad arrivare a fine mese certamente entreranno nella soglia della povertà.
Chi va al Pane Quotidiano
Dei 3500 ingressi quotidiani nei due centri della onlus, il 65 per cento sono cittadini stranieri. Negli ultimi mesi, come testimoniano anche le immagini girate da Fanpage.it, si nota una presenza più nutrita di cittadini ucraini che dopo l'aggressione della Russia sono venuti in Italia, dove già vivevano i propri familiari.
Nel giro di pochi minuti parliamo con alcuni di loro: c'è una mamma che chiede scarpe per la figlia di 8 anni, mentre una signora ucraina, che vive in Italia già da diversi anni e che lavora come badante, ha accolto da aprile la figlia e la nipotina scappate da Kiev e ha bisogno di più cibo.
E come lei le migliaia di persone che ogni mattina si mettono in fila: "Lancio un appello – conclude Luigi Rossi – alle aziende che producono alimenti: abbiamo bisogno di voi, delle vostre eccedenze per soddisfare le richieste alimentari di coloro i quali non possono permettersi un tozzo di pane".