L’allarme dei medici italiani: “Basta chiamarci eroi, vaccinateci e fatelo in fretta”
"Non vogliamo più essere chiamati eroi, già 300 di noi sono morti a causa del virus. Pretendiamo fatti concreti per tutelare la nostra salute". A lanciare l'allarme sulle condizioni in cui i medici e il personale sanitario sono ancora costretti a operare a quasi un anno dall'inizio dell'emergenza sanitaria è Filippo Anelli, Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. La richiesta che rivolge al governo e alle Regioni è chiara: i camici bianchi devono essere tutelati, a partire dalla campagna di vaccinazione in atto. "Siamo stati i protagonisti di una vera e propria strage in questa pandemia, un prezzo altissimo che la professione medica e odontoiatrica ha pagato per garantire la salute di tutti. Avevamo pensato che, nella prima fase della pandemia, la loro morte fosse legata alla carenza dei dispositivi, alla mancata applicazione o attuazione dei protocolli di sicurezza; ma la strage è continuata anche nella seconda fase, anche in questi ultimi giorni. E allora credo che sia necessario quanto prima che tutti i medici siano vaccinati: consideriamo il vaccino il miglior dispositivo di sicurezza. Ogni medico iscritto all'Albo professionale ha il diritto e il dovere di vaccinarsi per proteggere se stesso e i suoi assistiti".
Nonostante la categoria sia stata individuata come prioritaria dal governo per la campagna di vaccinazione iniziata lo scorso 31 dicembre, sono ad oggi "solamente 790.251 le dosi di vaccino somministrate agli operatori sanitari, su un totale di 1.312.275. Ben 397.583 sono state invece iniettate a personale non sanitario e non appartenente alle altre aree a rischio, quelle degli ospiti delle Rsa e degli over 80″, ha precisato Anelli, che ha aggiunto: "È inaccettabile vedere persone che non svolgono un'attività così rischiosa essere sottoposte al vaccino e osservare una larga parte della professione medica non ancora vaccinata. Il personale medico non è solo quello del Servizio sanitario nazionale, che pure è duramente colpito: solo tra le denunce all'Inail, il 68,8%, e il 25% dei decessi, è nel comparto sanità. E, per i medici, tali denunce riguardano esclusivamente i dipendenti (di ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili). Ai quali, per avere un quadro della situazione, vanno sommati i medici di medicina generale, che costituiscono oltre la metà dei caduti nella seconda fase della pandemia. Ci sono poi i liberi professionisti, tra i quali gli Odontoiatri, che, per la peculiarità degli interventi che svolgono, sono particolarmente esposti al rischio d'infezione; ci sono i colleghi che operano nelle strutture private accreditate". Infine, l'appello: "A tutti i medici va garantita la vaccinazione, senza distinguo inutili e ingiusti. L'invito al Governo, agli amministratori regionali, è quello di rispettare i medici – ha concluso Anelli -. Di avere rispetto per tutti coloro che sono deceduti oggi per salvaguardare i cittadini".