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Luca Attanasio, l'ambasciatore ucciso in Congo

L’agguato in Congo, il carabiniere Iacovacci morto nel tentativo di salvare l’ambasciatore Attanasio

Sono stati uccisi in un conflitto a fuoco dal gruppo armato che li voleva sequestrare l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, morti in Congo il 22 febbraio. È quanto emerge dalle testimonianze, tra cui quella di Rocco Leone, sopravvissuto all’agguato: il carabiniere è intervenuto per tentare di portare via l’ambasciatore dalla linea del fuoco nella sparatoria tra i sequestratori e i Rangers e a quel punto gli assalitori gli avrebbero sparato.
A cura di Susanna Picone
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Il carabiniere Vittorio Iacovacci tentò di salvare l’ambasciatore Luca Attanasio. È quanto emerge dalla testimonianza rilasciata al Ros da Rocco Leone, sopravvissuto all'agguato in cui hanno perso la vita il militare e l'ambasciatore in Congo. Iacovacci avrebbe provato a portare via Attanasio dalla linea del fuoco nella sparatoria. A quel punto gli assalitori avrebbero sparato contro gli italiani. Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono stati dunque uccisi nel corso di un intenso conflitto a fuoco dal gruppo che voleva sequestrarli lo scorso 22 febbraio nella Repubblica Democratica del Congo. I testimoni sono stati ascoltati dai Ros su delega del procuratore di Roma Michele Prestipino e dei due pm titolari delle indagini, Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti. Tra le persone ascoltate c’è appunto anche Rocco Leone, vice direttore del Pam in Congo, sopravvissuto all’agguato. Le versioni dei testimoni avvalorano la ricostruzione secondo cui i due italiani sono morti non in un’esecuzione ma colpiti dagli assalitori mentre il carabiniere tentava di portare l’ambasciatore fuori dalla linea di fuoco tra i sequestratori e i ranger, intervenuti immediatamente.

L'indagine della Procura di Roma

La Procura di Roma ipotizza il reato di omicidio colposo, oltre al tentativo di sequestro con finalità di terrorismo, nell'indagine sulla morte di Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci. La fattispecie penale, in base a quanto si apprende, è legata alla tranche di accertamenti che punta a chiarire eventuali negligenze sul rispetto dei protocolli Onu e Pam nell'organizzazione della missione del nostro diplomatico nella zona del Parco di Virunga. Potrebbe risultare preziosa l'analisi del tablet dell'ambasciatore trovato sul fuoristrada su cui viaggiava e ora in mano agli inquirenti italiani che nei giorni scorsi hanno anche ascoltato la moglie del diplomatico. Obiettivo è verificare se ci siano state anomalie nel sistema di comunicazione tra le due strutture nel complesso sistema che regola le attività delle security. I carabinieri del Ros, nella loro missione a Kinshasa, hanno ascoltato il personale dell'ambasciata italiana sulla organizzazione della missione a Goma.

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L'indagine del Procuratore di Roma punta anche ad accertare la matrice del gruppo di sequestratori e il motivo del tentato blitz terminato in tragedia. Gli inquirenti stanno, in questo ambito, valutando una terza missione da parte del Ros nella zona di Goma per acquisire elementi sulla dinamica della sparatoria e effettuare accertamenti balistici. I pm hanno anche inviato una rogatoria internazionale in Congo in cui si chiede di trasmettere gli atti di indagini svolti finora dalle autorità africane.

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