Nel suo comizio di chiusura della sua campagna elettorale, un comizio caratterizzato da diverse uscite razziste e allusioni violente, Donald Trump ha parlato anche dell’ex speaker della Camera Nancy Pelosi. “È una persona cattiva. È una cattiva, malata, pazza…”, ha fatto una pausa e pronunciato le prime due sillabe della parola che voleva dire: “Bi…”. La folla ha iniziato ad applaudire con entusiasmo. “Non lo potrei dire, ma lo voglio dire, comincia con la B!”. La folla allora ha urlato l’insulto che Trump stava fingendo di trattenere: “Bitch!”, una stronza, una puttana.
Questo è il Presidente che gli elettori americani hanno deciso che li governerà per i prossimi quattro anni: una persona che non solo rivolge insulti sessisti alle sue avversarie politiche, ma aizza le folle a fare altrettanto, e osserva compiaciuto la loro reazione. Molti commentatori hanno fatto notare come Trump si sia lasciato andare negli ultimi giorni di campagna elettorale, dicendo cose sempre più estremiste e sconclusionate. Ma il sessismo nei confronti di Kamala Harris e di altre avversarie si era manifestato sin dall’inizio, anche da parte dei suoi collaboratori. Il futuro vicepresidente J.D. Vance aveva definito la candidata democratica “una gattara senza figli”. Il super PAC di Elon Musk, l’organizzazione da lui fondata per finanziare le elezioni, ha diffuso un messaggio pubblicitario con la scritta “Kamala è una parola con la C”. Nel gergo comune la “parola con la C” è cunt, puttana. Solo alla fine del video si rivelava che la “parola con la C” cui si faceva riferimento era “comunista”.
È impossibile pensare che un politico che si abbassa a usare questi mezzi così meschini abbia un qualche interesse nei confronti del genere femminile, un gruppo che ha dichiarato di “voler proteggere a tutti i costi, che lo vogliano o no”. Trump ha sempre avuto un basso sostegno fra le donne e la sua campagna elettorale del 2016 contro Hillary Clinton era stata caratterizzata da un sessismo forse ancora più sboccato di quella attuale: in un’occasione, Trump disse che se non era capace di soddisfare il marito (alludendo allo scandalo di Monica Lewinsky), non avrebbe soddisfatto l’America come presidente. Nel 2020 Joe Biden gli fornì meno occasioni di palesare la sua misoginia, ma ormai il comportamento di Trump nei confronti delle donne era venuto a galla, come uomo – accusato più volte di violenze sessuali, alcune delle quali dimostrate in tribunale – e come presidente.
In particolare è sul tema dell’aborto che Trump ha mostrato il suo volto peggiore. L’attuale configurazione della Corte Suprema a maggioranza conservatrice, che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade nel 2022 portando al divieto di aborto in una ventina di stati, è stata una delle più grandi vittorie del presidente, nonché una promessa mantenuta all’elettorato cristiano evangelico. Harris ha cercato di capitalizzare su questo tema, una strategia che evidentemente non è bastata a raccogliere i voti necessari alla sua elezione. Che però fosse un tema importante era noto anche ai consiglieri di Trump, che gli avevano suggerito non solo di smorzare gli insulti sessisti (con scarsi risultati), ma anche di prendere le distanze dal tema dei diritti riproduttivi, che però restano l’incognita più grande per i diritti delle donne in questa nuova era Trump.
In teoria, il presidente ha detto più volte di non avere intenzione di approvare un divieto totale di aborto negli Stati Uniti, uno scenario che, a dispetto della propaganda, ben pochi americani vorrebbero realizzare. E anche sul tema della fecondazione in vitro, che gli estremisti religiosi stanno cercano di proibire nel Sud del Paese, Trump ha assicurato che tutto resterà così com’è. In effetti, i poteri del presidente su questi temi sono abbastanza limitati e l’impegno preso con i conservatori di cancellare la Roe v. Wade è stato onorato. Ma Trump non solo è un bugiardo patologico, quindi le sue promesse non vanno prese alla lettera, ma la sua rielezione è stata accompagnata dalla presa dei Repubblicani del Congresso e del Senato, che con ciò avrebbero il potere di approvare una legge simile. Inoltre, per quanto abbia cercato più e più volte di prenderne le distanze, resta da chiarire cosa sarà di Project 2025, un piano stilato dal think tank ultraconservatore Heritage Foundation, che ha sostenuto la candidatura di Trump. Tra le azioni previste dal piano c’è la restrizione dell’accesso all’aborto farmacologico (attualmente il metodo abortivo più usato negli USA) e persino il divieto di praticare aborti terapeutici in caso di situazioni potenzialmente letali per la gestante, introdotto da Biden per arginare le conseguenze dei divieti di aborto del 2022.
Sono già numerosi i casi di donne statunitensi che hanno perso la vita per un aborto terapeutico negato o perché non sono state risolte complicazioni dovute a un aborto volontario. Alcune sono state respinte dagli ospedali, altre non si sono nemmeno recate per paura di essere arrestate. Questa drammatica situazione con Trump, e con un’eventuale attuazione del Project 2025, non può che peggiorare. La presidenza del 2016 è stata caratterizzata dal peggioramento delle condizioni di vita delle donne, che hanno visto la riduzione dell’accesso alla contraccezione e la profonda modifica dei regolamenti sulla violenza sessuale nei campus universitari. Trump ha persino ordinato all’Equal Employment Opportunity Commission, un’agenzia federale che si occupa di lavoro femminile, di smettere di raccogliere i dati sul gender pay gap e ha concesso alle aziende di non condividere i dati sulla trasparenza salariale. Tutto ciò senza contare gli enormi danni subiti dalle donne di colore, migranti o transgender, che si sono viste strappare i propri diritti non solo in quanto donne, ma anche in quanto vittime di razzismo e transfobia.
Scegliendo Trump, gli elettori americani hanno scelto una visione del mondo in cui le donne non contano niente. In cui il loro destino e la loro felicità sono del tutto secondari rispetto agli interessi privati e particolari del proprio gruppo sociale. Questa rielezione porta inevitabilmente a chiedersi com’è stato possibile. Se nel 2016 era stata una farsa, nel 2024 è una tragedia. Le analisi del voto di allora cercarono di spiegare la vittoria di Trump con il malcontento della classe lavoratrice, col risentimento dei maschi bianchi, con la voglia di rinnovamento. Oggi l’impressione è che se le persone votano Trump anche a fronte di tutto ciò che è successo in passato, tentativo di colpo di stato compreso, semplicemente è perché la pensano come lui: odiano gli immigrati, odiano i poveri (anche se magari lo sono) e odiano le donne. E vedendo come il mondo si sposta inesorabilmente verso l’estrema destra, compreso il nostro Paese, questa ipotesi spaventosa comincia a diventare sempre più plausibile. E un presidente che dà della puttana alla propria avversaria la nuova normalità con cui dobbiamo fare i conti.