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La vicenda Mondadori in 10 punti: tutto quello che c’è da sapere

Dagli anni Ottanta alla sentenza di secondo grado della Corte d’Appello di Milano: l’intera vicenda Mondadori racchiusa in 10 piccoli passi.
A cura di Alfonso Biondi
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Mondadori

Ecco una sintesi molto schematica della vicenda Mondadori. Si parte dalla morte del Presidente Mario Formenton alla sentenza civile di secondo grado che ha condannato Mediaset a risarcire alla Cir 560 milioni di euro. Se volete saperne di più sulla vicenda, troverete un approfondimento molto dettagliato cliccando qui.

1. L'ORIGINE- La Mondadori è diretta da Mario Formenton, marito di Cristina Mondadori. Anche De Benedetti, amico di Mario, e Berlusconi posseggono quote rilevanti del gruppo. Nel marzo dell'87 Formenton muore.

2. IL 1988- E' il 1988. De Benedetti stipula un accordo scritto con Cristina Mondadori e figli secondo il quale entro il 1991 i Formenton si impegnano a vendergli le loro quote. Nonostante il patto sia stato sottoscritto, Berlusconi si inserisce nella trattativa e compra le quote promesse a De Benedetti. Per l'ingegnere, però, l'accordo sottoscritto resta valido. Ha inizio la guerra di Segrate.

3. IL LODO MONDADORI- Le 2 parti (De Benedetti vs Berlusconi e i Formenton) non riescono a trovare un accordo e decidono di ricorrere all'arbitrato. E' il 1990 e i 3 giudici in questione danno ragione a De Benedetti: per loro l'accordo con i Formenton è valido. La Mondadori è sua. La vicenda va sotto il nome di Lodo Mondadori.

4. IL RICORSO DI BERLUSCONI- Ma Berlusconi non ci sta e impugna la decisione davanti alla Corte di Appello di Roma. Il giudice relatore è Vittorio Metta. La sentenza arriva il 14 gennaio del '91 e annulla il Lodo: la Mondadori passa a Berlusconi.

5. CIARRAPICO MEDIA TRA I DUE- La situazione è tesa: molti giornalisti di Repubblica, l'Espresso e altri giornali non accettano il nuovo padrone. Il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti decide di convocare Berlusconi e De Benedetti che riescono a trovare un accordo con la mediazione di Giuseppe Ciarrapico: la Repubblica, L’Espresso e alcuni quotidiani e periodici locali tornano alla CIR; Panorama, Epoca e tutto il resto rimangono alla Fininvest che, come conguaglio per le testate riceve anche 365 miliardi di lire.

6. SOSPETTI SULLA SENTENZA- E' il 1995 quando i magistrati di Milano passano sotto la lente la sentenza e appurano che dalla società off shore All Iberian riconducibile a Berlusconi partono 3 miliardi di lire che, transitando su conti di alcuni avvocati Fininvest, fanno sì che qualche mese dopo la sentenza a Metta  arrivino 600 milioni di lire. Il sospetto è che si tratti di una tangente. Vengono rinviati a giudizio Metta, Previti, Acampora, Pacifico e Berlusconi. Quest'ultimo esce subito di scena: per lui il reato ipotizzato è quello di corruzione semplice, ma, grazie alle attenuanti generiche e al fatto che la vicenda in questione risale al 1991, scatta una salvifica prescrizione.

7. SENTENZA COMPRATA- Per gli altri il processo va avanti e arriva in Cassazione: nel 2007 la Suprema Corte condanna Acampora, Previti e Pacifico a 1 anno e 6 mesi di reclusione. Metta becca 2 anni e 9 mesi. La sentenza Mondadori del 91′ è stata quindi comprata.

8. PARTE IL PROCESSO CIVILE- Archiviati gli aspetti penali, si passa a quelli civili. La Cir intenta la causa civile contro la Finivest e il 3 ottobre 2009 il giudice Mesiano emette la sentenza di primo grado: la Finivest deve risarcire alla Cir 750 milioni di euro. Berlusconi e i suoi ricorrono in appello.

9. NORMA SALVA FININVEST- Nel luglio del 2011, con la sentenza di secondo grado alle porte, la maggioranza di governo guidata da Berlusconi infila nella manovra la cosiddetta norma salva Fininvest. La norma suscita vibranti proteste e viene ritirata

10. MAXI RISARCIMENTO- Arriva la sentenza civile di secondo grado. E' il 9 luglio del 2011 quando la Corte d'Appello di Milano decide che la Finivest deve risarcire la Cir con 560 milioni di euro.

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