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La verità è che ci stiamo abituando anche al terremoto

Ecco, la mia paura è che poi m’abitui e sia una notizia fra le altre, il terremoto. Però quelle case costruite un po’ a caso e un po’ a cazzo, con troppa sabbia nel cemento, vedete che di questo non ne parla più nessuno?
A cura di Saverio Tommasi
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La mia più grande paura è che poi m'abituo.
Stamani ho sentito il terremoto che ero sul water, ho sentito la tazza muoversi sulle mie cosce nude infreddolite. Sto al primo piano. Ho fatto anche una voce: "lo sentite il terremoto?" ma in casa la scossa l'hanno sentita solo le mie cosce nude.
"Secondo me ti sbagli" ha detto subito mia moglie, che però aveva già aperto la porta di casa e io mi ero tirato su i calzoni.
Qualche tempo fa avremmo preso le bambine in braccio e saremmo corsi fuori.

La mia più grande paura è che poi m'abituo. Una scossa di 4.0 diventa un assestamento. Meno di 5.0, se le case sono costruite bene, non c'è da avere paura.
Se un terremoto lo sentono solo le mie cosce infreddolite spiaccicate dal mio peso sulla seggetta del water la casa non crolla e si può stare tranquilli, almeno qui, in bagno da me.

La mia più grande paura è che ci si abitui a vedere le immagini delle case crollate, che sono sempre da un'altra parte finché non capita a te; e poi l'app per conoscere la magnitudo del terremoto. Chi abita in zone sismiche ha quasi sempre un'app collegata alle vicende del terremoto, e se non ce l'hai chiedi al vicino, che di sicuro ce l'ha. Non il sale, non il pane e neanche le rose. "Quant'è?" si chiede al vicino. E non c'è una classifica cannonieri da aggiornare, c'è un terremoto da quantificare. "Quant'è questo terremoto?" con naturalezza, quasi un'abitudine. Una classifica marcatori che cresce e noi ci si informa. Subito dopo aver rimesso l'ora solare, durante la colazione.

La mia più grande paura è che poi m'abituo.
Anche ora, in questo momento in cui sono qui e aspetto la conta dei danni, le foto delle crepe, l'aggiornamento dei dispersi; mi emozionerò quando qualcuno verrà estratto vivo, un po' meno quando qualcuno verrà estratto morto, perché è pur sempre un terremoto e se ti crolla la casa in testa è normale che poi muori. Mi sto già abituando, vedete.

Il terremoto era 7.1, poi aggiornato a 6.2, poi a 6.5; io lo so che dopo un terremoto ci vuole un po' per il dato preciso e che quello impreciso può variare, altrimenti sarebbe già preciso e invece non lo è. Sono abituato. Mi districo fra i giochi di parole con una precisione che mi era sconosciuta, prima dell'estate. Sono abituato anche alle ipotesi. Finirò l'articolo e tornerò a controllare, magari dovrò aggiornare il pezzo, succede così in caso di terremoto, lo so, sono abituato.

Oggi è domenica, abbiamo dormito un'ora in più, la Fiorentina ha vinto, c'è la Costituzione da cambiare, o da non cambiare, ci sono tante cose da fare anche se è domenica. C'è stato pure il terremoto, oggi. E' crollata la basilica di Norcia, peccato. Era bellissima. Però era così vecchia. Ho un compleanno a "Sestolandia" oggi pomeriggio. Abbiamo già comprato il regalo.
Ecco, la mia paura è che poi m'abitui e sia una notizia fra le altre, il terremoto. Però quelle case costruite un po' a caso e un po' a cazzo, con troppa sabbia nel cemento, vedete che di questo non ne parla più nessuno? La mancata messa in sicurezza del territorio, per dire. Di questo non mi abituo. Provo rabbia e scrivo. E non mi abituo, e me lo ripeto che non mi abituo, anche per non abituarmi mai.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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