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Omicidio Yara Gambirasio

La verità di Bossetti nella docuserie sul caso Yara Gambirasio, parla il legale: “Non ci resta che guardare”

L’avvocato Claudio Salvagni ha spiegato a Fanpage.it perché il suo assistito, Massimo Bossetti, ha deciso di partecipare alla docuserie Netflix Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio. L’uomo, condannato in via definitiva all’ergastolo nel 2018 per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ha rilasciato un’intervista esclusiva dal carcere di Bollate.
A cura di Eleonora Panseri
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"Abbiamo ricevuto una richiesta da parte della produzione e abbiamo analizzato quale era il progetto, perché è sempre stato mio intendimento che Massimo potesse parlare e far sentire la propria voce, raccontare le proprie sensazioni ed emozioni, quello che ha vissuto, nell'ambito di un progetto il più oggettivo possibile".

L'avvocato Claudio Salvagni ha spiegato a Fanpage.it perché il suo assistito, Massimo Bossetti, l'uomo condannato in via definitiva all'ergastolo nel 2018 per l'omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ha deciso di partecipare alla docuserie Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio.

Sviluppata e diretta da Gianluca Neri, scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone e prodotta da Quarantadue, uscirà oggi, martedì 16 luglio. Nei cinque episodi viene ricostruita la vicenda, dalla scomparsa della ragazza, avvenuta il 26 novembre 2010, al ritrovamento del corpo del 26 febbraio 2011, attraverso testimonianze e interviste esclusive, tra cui quella allo stesso Bossetti e a sua moglie Marita.

"Ciò che ha sempre caratterizzato anche la mia difesa è stata la volontà di essere il più aderente possibile ai documenti. Ogni affermazione che ho fatto, sia in tribunale che fuori, è sempre stata supportata da elementi oggettivi, non ho mai detto niente che non sia riscontrabile negli atti", ha detto ancora il legale.

"Ho visto però alcuni prodotti che erano decisamente ‘incompleti', mi faccia usare questo termine, sotto il profilo della ricostruzione storica dell'accaduto. Per questo ho voluto analizzare il progetto e rendermi conto, persuadermi che il lavoro che sarebbe stato fatto avrebbe fatto una ricostruzione minuziosa, né innocentista, né colpevolista. – prosegue Salvagni – Ma semplicemente una ricostruzione aderente agli accadimenti".

"Una volta avute rassicurazioni su questo, abbiamo preso in considerazione la possibilità che Massimo si potesse esprimere e parlare all'interno di questo progetto. Sono state chieste le autorizzazioni, per le quali c'è voluto molto tempo. – ha spiegato l'avvocato – Incredibilmente, all'inizio c'è stato anche un grande ostruzionismo a che Massimo potesse parlare. Ma poi è stato superato, meno male, quindi adesso il prodotto è completo. Ora non ci resta che guardarlo".

"Io non l'ho visto, solo qualche spezzone, ma non so come sia venuto. Si tratta di un prodotto interessante che può tenere accesi i riflettori su un caso molto controverso", aggiunge Salvagni. In questi anni Bossetti ha infatti sempre sostenuto la sua innocenza e, come conferma il legale, è probabile che l'uomo sostenga anche nella docuserie l'estraneità ai fatti che hanno portato alla sua condanna.

Di recente, il team legale di Bossetti è anche riuscito a ottenere l'autorizzazione per visionare i reperti relativi al caso, gli indumenti della vittima, le scarpe e anche i campioni di Dna dell'Ignoto 1 che fu poi attribuito proprio al muratore di Mapello, a distanza di 10 anni dal suo arresto.

"Secondo me, come già detto, era fondamentale che venisse fatta una ricostruzione il più oggettiva possibile. Cosa che mi è sempre stata assicurata e che mi ha fatto dare l'ok alla partecipazione di Massimo a questa docuserie. Io non ho mai chiesto che ci fosse un prodotto ‘pro difesa', ma uno oggettivo, questo sì", conclude il legale.

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