“La vera emergenza è la crisi climatica, stop riarmo”. In migliaia a Torino con Fridays for Future

Non solo i dazi di Trump, le guerre a Gaza, in Ucraina e Sudan e le migrazioni di milioni di persone. C'è un'altra emergenza nel mondo, è quella della crisi climatica e sta già presentando un conto molto pesante a miliardi di persone. Per questa ragione stamattina oltre 2mila persone – tra cui studenti, attivisti, sindacati e lavoratori – hanno partecipato alla protesta indetta a Torino da Fridays for Future, il movimento globale che lotta per la giustizia climatica. I manifestanti hanno chiesto interventi concreti contro la crisi climatica e per il rispetto degli impegni internazionali sul cambiamento climatico.
Secondo gli attivisti, la recente crescita dei governi di estrema destra in Occidente ha aggravato ulteriormente una situazione globale già critica, segnata non solo dal cambiamento climatico ma anche da conflitti per le risorse naturali. In un periodo di emergenza climatica, gli organizzatori della protesta denunciano la mancata risposta delle istituzioni, accusando in particolare il governo Meloni di continuare a privilegiare investimenti nel riarmo e nelle industrie fossili, piuttosto che promuovere politiche ambientali efficaci.

Il corteo è partito da Piazza Statuto, attraversando il centro città, con diverse tappe simboliche. La prima sosta è stata davanti alla sede della "Città Metropolitana di Torino", dove i manifestanti hanno protestato contro il progetto della tangenziale est, che rappresenterebbe un passo indietro in termini di sostenibilità ambientale. Successivamente, è stata la volta di una protesta contro la banca "Intesa San Paolo", accusata di finanziare le industrie fossili. Durante l'azione dimostrativa, alcuni attivisti si sono imbrattati di "nero petrolio" per denunciare i legami tra le istituzioni bancarie e l'industria inquinante. Simona, una delle attiviste, ha sottolineato: "A partire dal 2015, anno in cui sono stati firmati gli accordi di Parigi, Intesa San Paolo ha investito miliardi nell'industria fossile, contribuendo al superamento del limite di 1,5 gradi fissato alla COP21".
Il corteo ha poi proseguito verso le OGR, dove i manifestanti hanno utilizzato la presenza di una locomotiva Frecciarossa come simbolo di protesta contro le politiche del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Con manifesti e slogan, gli attivisti hanno criticato le recenti misure di sicurezza del governo Meloni, affermando che la vera sicurezza consiste nella protezione dalle catastrofi climatiche e nella possibilità di esprimere dissenso, non nella repressione.
Il corteo si è infine fermato di fronte alla sede del Consiglio Regionale del Piemonte, dove è stato contestato il mancato impegno delle istituzioni locali nella riduzione delle emissioni di CO2 e la scelta di puntare sul rilancio dell'economia tramite il settore aerospaziale. Gli attivisti accusano la giunta regionale di seguire una linea bellicosa, come quella del piano Rearm EU, piuttosto che concentrarsi su soluzioni ecologiche. "Dallo smog alla cementificazione, l’attuale giunta sta portando avanti politiche che mettono in pericolo la salute e il futuro dei cittadini piemontesi", ha dichiarato Luca, uno degli organizzatori.
La manifestazione si è conclusa in Piazza Castello, con un ultimo intervento degli attivisti e un pranzo condiviso tra i partecipanti, simbolo di unità e impegno collettivo nella lotta per un futuro più sostenibile.