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Covid 19

La variante Delta diventerà dominante anche in Italia (ma non deve far paura)

Secondo il virologo Giorgio Palù la variante Delta del Covid diventerà presto dominante anche in Italia, anche se non bisogna avere paura: “Il vaccino protegge con grande efficacia. Inoltre, il virus sottoposto a insolazione, aria aperta, vento ha vita breve. La nuova mutazione colpisce di più adolescenti e bambini ma si manifesta in forme meno gravi”.
A cura di Ida Artiaco
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La variante Delta del Covid (ex variante indiana) diventerà presto dominante anche in Italia. Parola di Giorgio Palù, virologo componente del Comitato tecnico scientifico e presidente del cda dell'Aifa, che in una lunga intervista al Corriere della Sera ha spiegato perché questa mutazione, che si sta diffondendo rapidamente in altri paesi, come Regno Unito, Russia, Australia e Stati Uniti, potrebbe essere responsabile a breve della maggior parte dei contagi anche nel Belpaese. Dove, per altro, la sua presenza, secondo gli ultimi dati resi noti dall'Iss, risulta già essere quadruplicata in un mese, passando dal 4,2% di maggio al 16,8% di giugno. Tuttavia, secondo l'esperto, non bisogna spaventarsi sebbene sia più contagiosa. "Il processo evolutivo di un virus pandemico consiste nell’adattarsi sempre di più alla specie ospite e non nel diventare più virulento, pena la sua stessa estinzione. Capiremo presto se abbiamo a che fare con un ceppo che dà luogo a manifestazioni meno gravi avendo come bersaglio le vie respiratorie superiori, naso e faringe", ha aggiunto.

Palù ha anche aggiunto che questa variante pare colpisca di più bambini e adolescenti: "Ciò dipende dal fatto che pur possedendo meno recettori per il virus nelle cellule delle prime vie respiratorie, naso e gola, vengono infettati con maggior facilità in quanto la variante ha acquisito una più elevata affinità per i recettori stessi", ha spiegato. La malattia dovuta alla variante Delta, individuata per la prima volta in india qualche mese fa, presenta infatti anche sintomi diversi rispetto a quella provocata dagli altri ceppi virali, sicuramente più lievi. "Non sappiamo se questa descritta minore aggressività sia legata al fatto che in Inghilterra, dove è più studiata perché più diffusa, molti dei positivi al virus Delta avevano già ricevuto la prima dose di vaccino acquistando una certa protezione. La vaccinazione è un significativo scudo contro forme gravi e ricoveri", ha aggiunto Palù, secondo il quale proprio "il vaccino protegge con grande efficacia" e per questo "bisogna accelerare la campagna di immunizzazione in tutte le fasce d’età, dai 12 anni in su, facendo il massimo sforzo per coprire quei circa 2,5 milioni di over 60 non ancora vaccinati, i più esposti". Ma guardare con ottimismo al futuro si può, soprattutto in questo momento, quando tutta Italia è in zona bianca, non c'è pressione sugli ospedali e l'incidenza del contagio si mantiene bassa. A ciò si aggiungano anche elementi naturali: "Insolazione, aria aperta, vento. Il virus sottoposto a queste azioni di contrasto naturali ha vita breve perché viene ostacolato nel propagarsi via aerosol", ha concluso Palù.

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