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La tragedia di Rigopiano: la storia della valanga che ha travolto l’hotel, le vittime e le condanne

L’hotel Rigopiano di Farindola è stato distrutto Il 18 gennaio del 2017 da una valanga che ha travolto l’intera struttura del Gran Sasso causando 29 morti tra ospiti e personale dell’albergo. Solo 11 i sopravvissuti. Per la tragedia la sentenza d’appello nel processo di secondo grado ha visto 22 assoluzioni e 8 condanne.
A cura di Antonio Palma
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L'Hotel Rigopiano distrutto
L'Hotel Rigopiano distrutto
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Il 18 gennaio del 2017 un'enorme valanga travolse l'hotel Rigopiano Gran Sasso Resort nel comune abruzzese di Farindola, distruggendolo completamente. In quel momento nell'albergo si trovano quaranta persone, tra ospiti e membri dello staff, che furono sommerse e intrappolate. Solo 11 furono salvati dai soccorsi e sono sopravvissuti mentre i morti furono 29. La tragedia di Rigopiano è al centro di una complessa vicenda giudiziaria e di un processo arrivato solo in secondo grado di giudizio. La Corte d'Appello dell'Aquila, infatti, ha condannato a vario titolo 8 persone: il sindaco di Farindola, due funzionari della provincia, il gestore dell'albergo, il consulente che produsse la relazione tecnica, l'ex Prefetto di Pescara, un tecnico comunale e un dirigente della Prefettura di Pescara.

La valanga del 18 gennaio 2017 che travolge l’hotel Rigopiano

Nella zona dell'hotel Rigopiano il 18 gennaio del 2017 le condizioni meteo erano difficili a causa di un'ondata di freddo che nei giorni precedenti aveva provocato copiose nevicate sull'Appennino centrale. Alcuni ospiti addirittura volevano andare via ma la forte nevicata aveva bloccato l'unica via di comunicazione che collegava l'albergo col fondovalle e nessuno poteva scendere né salire. Nel pomeriggio di quel giorno una enorme valanga di neve e detriti staccatasi dal versante del Gran Sasso si insinuò nel canalone che sovrastava l'albergo sino a raggiungere l’hotel Rigopiano che venne spazzato via. La struttura, investita da 120mila tonnellate di materiale, venne spostata di circa dieci metri verso valle.

I primi soccorsi all'hotel Rigopiano
I primi soccorsi all'hotel Rigopiano

L’allarme lanciato dal ristoratore e le telefonate senza risposta

Il primo allarme fu lanciato alle ore 17:40 con una telefonata di uno dei superstiti, Giampiero Parete, che per puro caso si trovava all'esterno, vicino alla sua auto nel parcheggio, quando la valanga travolse tutto. Il cuoco, scampato miracolosamente alla slavina insieme alla sua famiglia, avvertì il suo datore di lavoro Quintino Marcella con una brevissima e drammatica telefonata prima che il cellulare perdesse la linea. “È caduto, è caduto l'albergo”,  fu il messaggio che mise in allarme il ristoratore. Quest'ultimo chiese immediatamente aiuto ai servizi di emergenza ma la sua richiesta fu accolta con incredulità iniziale da parte dei responsabili dei soccorsi  che pensarono a uno scherzo. “Ho lanciato l’allarme ma non mi credevano”, disse Marcella nelle ore successive. Una circostanza che di fatto fece ritardare la macchina dei soccorsi.

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I soccorsi arrivati il 19 gennaio

La macchina dei soccorsi venne messa in moto solo in serata e tra mille difficoltà. Una prima colonna di mezzi e uomini partì verso l’hotel Rigopiano solo intorno alle 19.30. La massa di neve che bloccava il passaggio, però, rese difficilissimo l'avvicinamento all'albergo tanto che alcuni soccorritori della Guardia di Finanza e del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico decisero di staccarsi dalla colonna e proseguire a piedi con gli sci. Furono loro i primi ad arrivare sul luogo della tragedia ma solo alle quattro del mattino seguente, il 19 gennaio. Sul posto trovarono Giampiero Parete insieme all’altro superstite che come lui era fuori dall’albergo al momento della slavina, il tecnico manutentore della struttura Fabio Salzetta. L'hotel Rigopiano invece non esisteva più.

La distruzione della valanga a Rigopiano
La distruzione della valanga a Rigopiano

I sopravvissuti e le vittime

La maggior parte dei superstiti vennero ritrovati dai soccorsi al piano terra dell'edificio, protetti da un solaio che ha resistito all'impatto della valanga. In tutto furono nove le persone estratte vive dalle macerie sopo essere rimaste intrappolate nell'edificio, cinque adulti e quattro bambini. Molti sono rimasti sotto le macerie per oltre trenta ore prima di essere individuati ed estratti dai Vigili del Fuoco. L'ultimo estratto vivo, il pasticcere Giampaolo Matrone, restò intrappolato in quell'inferno per 62 ore e liberato il 21 gennaio. Sono 29 invece i morti tra ospiti e personale della struttura estratti dalle macerie nei giorni successivi.

Il processo di primo grado e la sentenza

L'inchiesta condotta dalla procura di Pescara sulla tragedia di Rigopiano ha messo nel mirino l'idoneità della struttura, che era stata più volte ristrutturata e ampliata, ma anche la catena dei soccorsi. A processo sono finite 30 persone ma a fine febbraio 2023 il giudice nella sentenza di primo grado ha assolto 25 di loro condannandone solo cinque per poche imputazioni e con pene lievi. La principale motivazione è che è stato cancellato il reato di disastro colposo, quello più grave, mentre le condanne sono arrivate per la mancata pulitura della strada e per falso e depistaggio connessi agli abusi edilizi.

La sentenza d’appello di secondo grado e le condanne

Con la sentenza d'appello del 2024, dopo le richieste dei pm, le persone condannate per la strage dell'hotel Rigopiano sono salite a otto: Oltre al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, i due funzionari della provincia Mauro Di Blasio e Paolo D'Incecco, il gestore dell'albergo Bruno Di Tommaso, deceduto,  e il consulente che produsse la relazione tecnica Giuseppe Gatt, sono stati ritenuti colpevoli anche l'ex Prefetto di Pescara, Francesco Provolo, il tecnico comunale Enrico Colangeli e un dirigente della Prefettura di Pescara. Leonardo Bianco.

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