La teoria dell’assessore: “L’omosessualità non è una malattia? Nessuna certezza scientifica”
Durante la seduta del consiglio comunale di Casalmaggiore di giovedì 30 settembre, gli assessori e i consiglieri della giunta hanno esaminato – tra le altre cose – una proposta di mozione a sostegno dell'approvazione del ddl Zan sui reati a sfondo omolesbobitransfobico. Al dibattito è intervenuto l'assessore alle Politiche Sociali Gianfranco Salvatore, che ha espresso posizioni critiche riportate alla nostra testata da un cittadino del comune in provincia di Cremona.
Il dibattito verteva sull'opportunità o meno di modificare lo statuto di Casalmaggiore attraverso una serie di iniziative di sensibilizzazione al tema dei diritti civili. I membri del consiglio (composto per la stragrande maggioranza da esponenti della Lega) si sono espressi prevalentemente in modo sfavorevole circa il ddl Zan. L'Assessore Salvatore, però, si è spinto oltre il merito della discussione, arrivando a mettere in dubbio il fatto che l'omosessualità non sia da considerarsi una malattia mentale. L'omosessualità è stata infatti riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come "variante naturale del comportamento sessuale umano" nel 1990, in seguito a una serie di studi, approfondimenti e battaglie politico/sociali portati avanti nei trent'anni precedenti.
Secondo l'Assessore cinquantanovenne la scelta risalente al 1973 di un gruppo di psichiatri e studiosi del Board of Trustees dell'APA (American Psychiatric Association, n.d.r.) di derubricare l'omosessualità dal DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) poggia su basi antiscientifiche. Il che, sembrerebbe di capire dal suo discorso, invalida la tesi per cui essere gay non comporta una malattia.
Rivolgendosi ai suoi interlocutori del consiglio comunale, ha esordito: "Voi dite che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha cancellato l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali riconoscendola come variante del comportamento sessuale umano". "Questo è vero nei fatti – rassicura – ma bisognerebbe capire come è avvenuta la cosa. È avvenuta nel 1973, quando per alzata di mano gli psichiatri dell'APA hanno fatto una votazione dopo che per mesi erano stati bombardati da movimenti omosessuali LGBT proprio con la richiesta che venisse derubricata l'omosessualità come malattia".
E conclude: "Quindi non si è trattata di una scelta di tipo scientifico su documentazioni e su studi, semplicemente è stata, come dire, una votazione ad alzata di mano".
Queste parole hanno suscitato la dura reazione della comunità LGBTQ di Casalmaggiore. Il presidente del Comitato territoriale Arcigay "La Rocca" Lorenzo Lupoli ha dichiarato al quotidiano La Provincia Cremona: "Salvatore, nel suo ruolo istituzionale, dovrebbe rappresentare l’intera cittadinanza nel rispetto della laicità delle istituzioni, comprese le persone lgbti denigrate dalle sue parole di intolleranza e ostilità".
Al di là delle critiche suscitate dalle parole dell'Assessore, la sua argomentazione presenta alcune imprecisioni a livello concettuale e storico. È vero che la decisione degli psichiatri dell'APA di derubricare l'omosessualità dal DSM nel 1973 avvenne per votazione. Non è vero però che quella scelta fu fatta per via delle pressioni della comunità LGBT, ma sulla base di precedenti ricerche scientifiche che avevano già evidenziato i difetti metodologici degli studi portati avanti fino a quel momento. Le pressioni politiche esercitate dagli attivisti accelerarono, ma non sostituirono, le argomentazioni di natura scientifica. Il dibattito proseguì per quasi vent'anni, finché nel 1990 anche l'OMS si espresse per la depatologizzazione. Grazie a questi avanzamenti la comunità internazionale iniziò a cambiare approccio nei confronti dei diversi orientamenti sessuali e, nel corso degli anni, Paesi come la Germania, la Svizzera, il Canada, gli Stati Uniti e l'Australia misero al bando le terapie "riparative" o "di conversione" le quali secondo diversi esperti sono "inutili" e "dannose" per l'individuo.