La tecnica del “bacio” per operare un uomo con un tumore sul cuore: “Così i medici mi hanno salvato”

Si chiama Virgilio Sandullo il paziente di 55 anni che pochi giorni fa è stato sottoposto a una delicata operazione al cuore all'ospedale Molinette di Torino. Una tecnica innovativa ha permesso ai medici di rimuovere una massa tumorale di quasi 20 centimetri "spostando" l'organo ma senza interromperne il battito.
"In questo momento sto abbastanza bene – ha detto Sandullo, impiegato informatico in un'azienda svizzera, residente nel Comasco, parlando delle sue condizioni post operatorie – e sono venuto qui a fare un controllo perché la cicatrice posteriore si è leggermente gonfiata. È probabile che questa cosa sia legata al fatto che con la fisioterapia ho sforzato quella zona e si è infiammata".
A eseguire l’intervento è stato il professor Massimo Boffini della Cardiochirurgia universitaria, insieme ai professori Enrico Ruffini e Paraskevas Lyberis della Chirurgia Toracica delle Molinette. Il team è stato supportato dall’anestesista Tommaso Pierani e da un’équipe di medici specializzandi e infermieri altamente qualificati.
"L’intervento è stato possibile grazie all’impiego di un piccolo conetto – ha spiegato Boffini – collegato ad un braccio malleabile che, creando il vuoto, riesce a mantenere il cuore in posizione verticale, garantendo allo stesso tempo al cuore di spingere il sangue in tutto il corpo. Si chiama posizionatore cardiaco e funziona come se desse un lungo bacio al cuore a cui viene collegato".

"Sono di Como e ho girato una serie di ospedali prima di trovare in quello di Torino qualcuno disposto a operarmi. Le strutture sanitarie in cui avevo fatto le cure hanno eseguito le profilassi corrette, ma mi avevano detto che non sarei stato in grado di sopportare un intervento. Quindi, avrei dovuto fare altri cicli di chemioterapia che nel mio caso non avrebbero avuto esito".
"Allora, l'oncologo presso il quale sono andato per avere un ulteriore confermare della mia situazione, il dottor Tommaso De Pas, un luminare per il timoma, mi ha confermato che se avessi trovato un equipe che voleva operarmi, fosse stata anche in capo al mondo, avrei dovuto farlo", ha precisato il paziente.
"Mia moglie, essendo iscritta a un'associazione, aveva vari riferimenti, tra cui anche quelli delle Molinette. – ha spiegato ancora Sandullo – Quindi, ha chiamato qui a metà dicembre per avere un colloquio con il dottor Lyberis che ci ha contattati ed è partita la procedura, il progetto è andato in porto. Ovviamente, mi erano stati indicati tutti i rischi del caso, anche che sarei potuto morire sotto i ferri".
Il timo è una piccola ghiandola situata dietro lo sterno e fa parte del sistema linfatico. I timomi, sono i tumori che aggrediscono questa ghiandola e sono rari, rappresentano meno dell’1% di tutti i carcinomi. Quello del paziente premeva su cuore e polmoni. La procedura ha richiesto l’apertura completa del torace e della cavità pleurica, oltre all’accesso al pericardio, il sacco che avvolge il cuore, per raggiungere le strutture vascolari più profonde.
Per garantire la riuscita dell’operazione senza fermare il muscolo cardiaco del paziente, i chirurghi hanno utilizzato il posizionatore cardiaco: il dispositivo mantiene il cuore sollevato e battente, facilitando l’accesso alle vene polmonari posteriori.
"È andato tutto bene, dovrò sicuramente – ha concluso il paziente – fare dei controlli e le cure ora necessarie nel post-operatorio: era un'operazione salvavita e le Molinette hanno creduto di poterla fare e progettato l'operazione in meno di un mese".