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La surreale storia di Rocky, rapito alla manifestazione per il cane Angelo: “Ridatecelo”

Il cagnolino è stato portato via da un gruppo di animalisti pensando che fosse abbandonato. La sua padrona racconta a Fanpage.it: “Il cane era abituato a vivere libero nel paese. Fate qualcosa perché non vogliono più ridarcelo. Non sappiamo dove sia”
A cura di Luisa Cornegliani
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Rocky, 6 anni. Il bastardino rubato, fotografato dai manifestanti subito dopo quello che loro ritengono un'adozione e che per i padroni della bestiola è stato semplicemente un furto.
Rocky, 6 anni. Il bastardino rubato, fotografato dai manifestanti subito dopo quello che loro ritengono un'adozione e che per i padroni della bestiola è stato semplicemente un furto.

Il giallo del cane rubato. Sangineto, il paesino calabrese dove lo scorso 24 giugno quattro giovani torturarono e uccisero Angelo, un cane randagio, ora è teatro di un intricato giallo "animalista", che si sta combattendo a suon di denunce e con vigorosi dibattiti on line. Al centro c'è sempre un cane, un bastardino. La bestiola è contesa tra i proprietari, una famiglia di Sangineto  con due ragazzini di 13 anni, e una banda di animalisti del Nord Italia che lo scorso 26 novembre, durante un corteo per chiedere giustizia per Angelo, se lo sono portati via. Dove? Forse a Torino. Perché? Perché lo hanno creduto abbandonato sebbene l'intero paese abbia detto loro che il cagnolino aveva un padrone e che era abituato a girare libero. Niente da fare, al grido di giustizia per gli animali calabresi maltrattati, gli animalisti se lo sono portati via e non lo restituiscono. Come si chiama la bestiola contesa? Anche questo è un segreto, ben custodito da tutti. Pare che il suo nome sia Rocky e che abbia sei anni.

Dice la sua padrona, Ornella, che ha accettato di parlare con Fanpage: "Non possiamo dire il suo nome. Gli stessi carabinieri ci hanno detto di non rivelare come si chiama. Il timore è che si scateni un putiferio come quello scoppiato per Angelo. Noi abbiamo fatto denuncia, così come ci è stato consigliato di fare. Abbiamo anche rintracciato la persona che ci ha rubato il cane e all'inizio sembrava molto ben disposta…ha detto che l'avrebbe restituito e abbiamo atteso pazienti, ma il nostro cagnolino non è più tornato a casa".

Ornella ci tiene a precisare che la bestiola è molto amata ed è stata allevata con affetto e curata con amore. Dice la donna: "Noi rimandiamo le visite mediche, ma per lui non abbiamo mai risparmiato un euro. Lo portavamo in clinica a curarsi. Quando ce l'hanno portato via era in convalescenza. Non è vero che era abbandonato: semplicemente il nostro cane è abituato a girare per il paese e tutti lo conoscono. Di fatti, quando quei fanatici lo hanno rapito, la gente ci ha chiamato dicendo di correre a  riprendercelo. Noi siamo andati, ma erano inferociti. Non hanno voluto sentire ragioni. L'hanno preso e caricato a forza su un'auto, c'erano delle donne che ci urlavano insulti irripetibili. Abbiamo tentato di spiegare loro che se ne andava sempre in giro libero, mi seguiva in Chiesa a messa e accompagnava i ragazzi alla fermata del bus. Anzi, io credo che abbia seguito i bus dei manifestanti pensando a quelli che prendono i suoi padroni… Non c'è altra ragione per cui si era allontanato da casa".

Un'altra immagine di Rocky, scattata dalla sua famiglia di Sangineto.
Un'altra immagine di Rocky, scattata dalla sua famiglia di Sangineto.

Il giallo del cane rubato di Sangineto rischia di trascendere la vicenda in sé e di finire in politica: la gente del paesino si sente offesa dal comportamento dei manifestanti accorsi lo scorso 26 novembre per chiedere giustizia per Angelo e il furto della bestiola è un insulto all'intera cittadina.

Spiega Ornella: "Non siamo tutti come quei quattro che hanno ammazzato il povero Angelo. La responsabilità penale è personale… quelli sono arrivati qui accusandoci di essere tutti dei disgraziati, senza cuore, di non rispettare gli animali e non è affatto vero. Noi quel cagnolino l'abbiamo preso che era piccolo e l'abbiamo cresciuto per sei anni con amore… manca ai miei figli, tantissimo, e manca a me, che gli cucinavo manicaretti prelibati. Forse a Torino, dove l'hanno portato, non usa che i cani vadano a farsi un giro da soli, ma qui sì e non vuol dire che non siano amati.  Basta accusarci tutti per una vicenda orribile che però non riguarda l'intera popolazione calabrese".

Su Facebook il dibattito sul cane rubato o rapito  è attivissimo e appena si chiedono informazioni scatta uno scontro tra due opposte fazioni: chi vuole che sia restituito ai suoi padroni e ha lanciato anche l'haushtag #ROCHYaCASAsua, e chi, invece, ritiene, a suon di insulti e invettive, che debba restare dov'è.  "Era malandato, cercava affetto, è stato con noi per ore senza che nessuno lo reclamasse, era affamato…, come si può lasciare solo un cane in strada…".

Ma c'è chi si spinge anche molto oltre: "Sangineto è un paese di malati di mente che si divertono vedendo soffrire e uccidendo un povero animale, quindi non rimandate quella bestiola  in quell'inferno" o ancora ecco un messaggio diffuso via social network proprio durante il corteo del 26 novembre: "Riempite i pullman di ogni randagio che trovate sul vostro cammino salvatelo da quelle persone".

La signora Ornella, però, non ci sta: "Il nostro cane è la mascotte del quartiere dove viviamo, è abituato ad andarsene in giro, è un bastardino  ribelle… devono restituircelo". La questione sarà risolta, probabilmente, in tribunale. Intanto, l'ordine per tutti gli abitanti di Sangineto è di tenere un profilo basso, nel timore che ritornino le televisioni e che il furto del bastardino diventi un caso clamoroso, come quello del povero Angelo. Intanto, i suoi due padroncini piangono, sperando di poterlo presto riabbracciare.

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