La surreale storia di Rocky, rapito alla manifestazione per il cane Angelo: “Ridatecelo”
Il giallo del cane rubato. Sangineto, il paesino calabrese dove lo scorso 24 giugno quattro giovani torturarono e uccisero Angelo, un cane randagio, ora è teatro di un intricato giallo "animalista", che si sta combattendo a suon di denunce e con vigorosi dibattiti on line. Al centro c'è sempre un cane, un bastardino. La bestiola è contesa tra i proprietari, una famiglia di Sangineto con due ragazzini di 13 anni, e una banda di animalisti del Nord Italia che lo scorso 26 novembre, durante un corteo per chiedere giustizia per Angelo, se lo sono portati via. Dove? Forse a Torino. Perché? Perché lo hanno creduto abbandonato sebbene l'intero paese abbia detto loro che il cagnolino aveva un padrone e che era abituato a girare libero. Niente da fare, al grido di giustizia per gli animali calabresi maltrattati, gli animalisti se lo sono portati via e non lo restituiscono. Come si chiama la bestiola contesa? Anche questo è un segreto, ben custodito da tutti. Pare che il suo nome sia Rocky e che abbia sei anni.
Dice la sua padrona, Ornella, che ha accettato di parlare con Fanpage: "Non possiamo dire il suo nome. Gli stessi carabinieri ci hanno detto di non rivelare come si chiama. Il timore è che si scateni un putiferio come quello scoppiato per Angelo. Noi abbiamo fatto denuncia, così come ci è stato consigliato di fare. Abbiamo anche rintracciato la persona che ci ha rubato il cane e all'inizio sembrava molto ben disposta…ha detto che l'avrebbe restituito e abbiamo atteso pazienti, ma il nostro cagnolino non è più tornato a casa".
Ornella ci tiene a precisare che la bestiola è molto amata ed è stata allevata con affetto e curata con amore. Dice la donna: "Noi rimandiamo le visite mediche, ma per lui non abbiamo mai risparmiato un euro. Lo portavamo in clinica a curarsi. Quando ce l'hanno portato via era in convalescenza. Non è vero che era abbandonato: semplicemente il nostro cane è abituato a girare per il paese e tutti lo conoscono. Di fatti, quando quei fanatici lo hanno rapito, la gente ci ha chiamato dicendo di correre a riprendercelo. Noi siamo andati, ma erano inferociti. Non hanno voluto sentire ragioni. L'hanno preso e caricato a forza su un'auto, c'erano delle donne che ci urlavano insulti irripetibili. Abbiamo tentato di spiegare loro che se ne andava sempre in giro libero, mi seguiva in Chiesa a messa e accompagnava i ragazzi alla fermata del bus. Anzi, io credo che abbia seguito i bus dei manifestanti pensando a quelli che prendono i suoi padroni… Non c'è altra ragione per cui si era allontanato da casa".
Il giallo del cane rubato di Sangineto rischia di trascendere la vicenda in sé e di finire in politica: la gente del paesino si sente offesa dal comportamento dei manifestanti accorsi lo scorso 26 novembre per chiedere giustizia per Angelo e il furto della bestiola è un insulto all'intera cittadina.
Spiega Ornella: "Non siamo tutti come quei quattro che hanno ammazzato il povero Angelo. La responsabilità penale è personale… quelli sono arrivati qui accusandoci di essere tutti dei disgraziati, senza cuore, di non rispettare gli animali e non è affatto vero. Noi quel cagnolino l'abbiamo preso che era piccolo e l'abbiamo cresciuto per sei anni con amore… manca ai miei figli, tantissimo, e manca a me, che gli cucinavo manicaretti prelibati. Forse a Torino, dove l'hanno portato, non usa che i cani vadano a farsi un giro da soli, ma qui sì e non vuol dire che non siano amati. Basta accusarci tutti per una vicenda orribile che però non riguarda l'intera popolazione calabrese".
Su Facebook il dibattito sul cane rubato o rapito è attivissimo e appena si chiedono informazioni scatta uno scontro tra due opposte fazioni: chi vuole che sia restituito ai suoi padroni e ha lanciato anche l'haushtag #ROCHYaCASAsua, e chi, invece, ritiene, a suon di insulti e invettive, che debba restare dov'è. "Era malandato, cercava affetto, è stato con noi per ore senza che nessuno lo reclamasse, era affamato…, come si può lasciare solo un cane in strada…".
Ma c'è chi si spinge anche molto oltre: "Sangineto è un paese di malati di mente che si divertono vedendo soffrire e uccidendo un povero animale, quindi non rimandate quella bestiola in quell'inferno" o ancora ecco un messaggio diffuso via social network proprio durante il corteo del 26 novembre: "Riempite i pullman di ogni randagio che trovate sul vostro cammino salvatelo da quelle persone".
La signora Ornella, però, non ci sta: "Il nostro cane è la mascotte del quartiere dove viviamo, è abituato ad andarsene in giro, è un bastardino ribelle… devono restituircelo". La questione sarà risolta, probabilmente, in tribunale. Intanto, l'ordine per tutti gli abitanti di Sangineto è di tenere un profilo basso, nel timore che ritornino le televisioni e che il furto del bastardino diventi un caso clamoroso, come quello del povero Angelo. Intanto, i suoi due padroncini piangono, sperando di poterlo presto riabbracciare.