La strage di Piazza della Loggia resta senza colpevoli
È arrivata la sentenza che mette fine al processo sulla strage di Piazza della Loggia, avvenuta a Brescia nel 1974. Da 38 anni gli italiani, e in particolare le famiglie delle vittime, aspettavano la verità su quell’attentato durante il quale morirono otto persone e ne rimasero ferite altre 108; un processo che si conclude con l’assoluzione degli imputati. Prima di leggere la sentenza di assoluzione, il presidente della Corte d’assise d’appello di Brescia, Enzo Platè, ha ringraziato i giudici popolari per l’impegno profuso negli anni del processo. Poi ha letto la sentenza che vede dichiarare innocenti Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e Francesco Delfino.
Maggi: “Sono stato perseguitato per trent’anni” – I quattro imputati della strage di piazza della Loggia già il 16 novembre del 2010, in primo grado, erano stati assolti con formula dubitativa. C’era un quinto imputato nel processo di primo grado, Pino Rauti, anch’egli assolto e rispetto al quale non era stato presentato ricorso da parte della Procura ma solo da due parti civili. Uno dei due ricorsi è stato dichiarato “inammissibile” per cui la parte civile dovrà sostenere il pagamento delle spese processuali. Il medico veneziano Carlo Maria Maggi ha espresso la sua “gioia immensa” per la decisione di oggi non nascondendo però l’amarezza per tanti anni vissuti nelle accuse e nel sospetto.
La strage di Piazza della Loggia costò la vita a otto persone – Avvenne il 28 maggio del 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia: una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti esplose alle 10.12 del mattino mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, una manifestazione pacifica indetta per denunciare gli episodi di violenza che si susseguivano in quel periodo. Morirono insegnanti, operai e pensionati, cittadini tra i 25 e i 70 anni, uccise da qualcuno che ancora non ha un nome. L’accusa, dopo la lettura odierna della sentenza di assoluzione, si è detta “serena perché è stato fatto tutto il possibile”. Il procuratore Roberto Di Martino ha parlato di una vicenda che ormai “va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia”. La Procura attenderà adesso il deposito delle motivazioni per decidere se ricorrere in Cassazione.